La testimonianza

La mamma di Lorenzo, ucciso a 18 anni: «Ho perdonato l’assassino di mio figlio»

A Sovico la testimonianza di Carolina Porcaro davanti alle telecamere di Rai 1

La mamma di Lorenzo, ucciso a 18 anni: «Ho perdonato l’assassino di mio figlio»
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«Mi immagino Lorenzo prendere in braccio la nostra nipotina, baciarla e coccolarla. Lei non ha mai conosciuto lo “zio Lollo” ma lo saluta così, guardando la sua fotografia». Oggi Lorenzo Cenzato avrebbe 32 anni: la sua giovane vita è stata spezzata in un caldo pomeriggio di agosto del 2011, durante una banale lite tra coetanei, ucciso con un coccio di bottiglia.

Lorenzo Cenzato

La mamma di Lorenzo, ucciso a 18 anni: «Ho perdonato l’assassino di mio figlio»

Una vicenda dolorosa che la mamma di Lorenzo, Carolina Porcaro, ha ricordato davanti alle telecamere di Rai 1, testimoniando, ancora una volta, la sua forza e la sua fede. Nello speciale «Il dolore di Maria», andato in onda venerdì scorso in prima serata a «Porta a Porta», il direttore Bruno Vespa ha lasciato spazio al racconto di otto madri che hanno perso figli in diverse circostanze: fatti di cronaca, tragedie sul lavoro e guerre.
Tra di loro la commovente testimonianza della sovicese Carolina Porcaro, mamma di Lorenzo, ucciso a 18 anni da un giovane ecuadoregno, non ancora maggiorenne. Una tragedia che aveva scosso l’intera comunità sovicese.

Stringendo la foto di «Lollo», Carolina ha raccontato davanti alle telecamere di aver perdonato l’assassino di suo figlio sin dal primo momento:

«Quel giorno mi sono sentita come la Madonna ai piedi della Croce. Ho provato la stessa cosa che ha provato la Madonna vedendo suo figlio che moriva. Poi ho sentito le parole di Gesù: Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno. Gesù dice che dobbiamo perdonare e io non ho avuto difficoltà a perdonare questo ragazzo, cerco sempre di ricordarmi di lui affinché non abbia questo senso di colpa per tutta la vita e che sia una persona migliore, lui deve vivere. Così la morte di Lorenzo non sarà vana».

Parole che esprimono tutto il dramma di una vita spezzata barbaramente a soli 18 anni ma anche parole cariche di speranza in un mondo migliore, anche se ancora segnato da troppi episodi di violenza.

«Ogni volta che accadono episodi di violenza riviviamo il dolore che possono provare i genitori di questi ragazzi - racconta Carolina - Purtroppo non si ha una ricetta per capire il loro disagio: non sanno più distinguere il bene dal male anche perché non ci sono più adulti che sanno dare l’esempio. E così si rifugiano nei cellulari, che hanno distrutto le relazioni. Gli insegnanti si lamentano sempre più di genitori che non accettano le sconfitte dei loro figli. A scuola, per esempio, bisognerebbe trovare un modo per approfondire qualche materia che possa essere d’aiuto all’animo di questi ragazzi. Bisogna abituarli al bene».

Il ragazzo che ha ucciso Lorenzo ha scontato alcuni anni al carcere minorile «Beccaria» di Milano: «Gli ho fatto avere un libretto di preghiere, un rosario e una mia lettera, perché ho sempre pensato che si era perso un ragazzo e non se ne doveva perdere un altro - racconta mamma Carolina - Non ho mai saputo se avesse ricevuto il mio dono ma un giorno, per caso, durante un incontro a Macherio in cui è venuto a parlare don Claudio Burgio, cappellano al Beccaria, ho avuto la mia risposta. Il sacerdote ha parlato di un ragazzo in carcere con in mano “la lettera della mamma del ragazzo che ho ucciso”: al termine dell’incontro l’ho preso in disparte e don Burgio mi ha detto: “Quella lettera era la tua”. Sono sicura che è stato il Signore a farmelo incontrare, da quando è morto Lorenzo mi sta aiutando in tutti i modi».

«Non ho più notizie di quel ragazzo - spiega Carolina - Ho incontrato soltanto una volta i suoi genitori in caserma dai carabinieri poco dopo quanto era accaduto: mi hanno chiesto perdono. Io gli ho risposto che dovevano prestare attenzione al loro figlio, di farlo sentire amato e non abbandonato. Era chiaro che anche loro avevano bisogno di aiuto».

Dalle sue parole una forza straordinaria

Sono trascorsi 14 anni dalla tragedia ma il ricordo di Lorenzo è ancora vivo: «Me lo vedo tutti i momenti scendere di corsa dalle scale e correre incontro alla nostra nipotina Giorgia Maria, che ha tre anni e mezzo. Lo vedo mentre la abbraccia, la bacia, sarebbe stata il massimo per lui. E anche per lei che non lo ha mai conosciuto ma che ogni volta che vede le sue foto lo chiama “zio Lollo”».
Nelle sue parole il dolore per la perdita di un figlio ma anche la fede enorme e la forza straordinaria di una madre che ha saputo perdonare l’assassino di suo figlio «perché alla fine deve essere il bene a vincere sul male».

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