Da Matera a Seregno

La storia di Andrea: a 24 anni campione di hockey e una laurea in Medicina. Ora sogna di curare l'Alzheimer

Da Matera a Milano per studiare e a Seregno per lo sport.

La storia di Andrea: a 24 anni campione di hockey e una laurea in Medicina. Ora sogna di curare l'Alzheimer
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La storia di Andrea: a 24 anni campione di hockey e una laurea. Ora sogna di curare l'Alzheimer. Da Matera a Milano per studiare e a Seregno per lo sport.

La storia di Andrea: a 24 anni campione di hockey e una laurea

Mai come adesso i giovani hanno bisogno di continuare a sognare. E chissà che la storia di Andrea, 24 anni, partito da casa poco più che maggiorenne con solo una valigia in mano piena di sogni, non sia di aiuto a chi, viste tutte le difficoltà del periodo, sta pensando di mollare lo studio o lo sport.

Se si vuole davvero, tutto è possibile. Anche finire il liceo e da Matera arrivare a Milano per studiare Medicina, vivere in affitto e fare la spola tre giorni a settimana con Seregno, dove poter coltivare un'altra grande passione, quella per l'hockey.

Andrea sui pattini durante una partita di hockey

Lo ha fatto per diversi anni Andrea Giordano, proprio in questi giorni elogiato direttamente dal sindaco di Seregno, Alberto Rossi, che in un post su Facebook lo ha preso ad esempio per i suoi grandi risultati.

Non c'è nessun trucco. Impegno, costanza e ovviamente un grande amore per la medicina, in particolare per la neurologia e le patologie degenerative, sono le uniche chiavi che hanno permesso ad Andrea di concludere gli studi all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e allo stesso tempo diventare il capitano del Seregno Hockey 2012, squadra con cui si allena diversi giorni a settimana fino a tarda ora.

"Quando sono partito da Matera non sapevo fare praticamente nulla" - ride Andrea. "Sono diventato "uomo" in pochissimo tempo perché mi sono dovuto arrangiare in tutto. Avevo due obiettivi: studiare medicina e non abbandonare lo sport, che pratico da quando avevo sei anni".

Direi che andata bene... in questo percorso faticoso hai mai pensato di non farcela e di mollare? 

"Gli studi assolutamente no. Anzi adesso proseguirò e sto puntando alla specializzazione in neurologia. In tutto questo devo ringraziare soprattutto i miei genitori che mi hanno sostenuto permettendomi di arrivare dove sono. Per quanto riguarda l'hockey ho avuto dei momenti di stanchezza, specialmente quando i risultati tardavano ad arrivare o finiva male una partita. Ma non l'ho mai messo in discussione. Il mio motto è quello di allenare la routine. Senza cercare alibi o scuse per non fare le cose. E poi è stata fondamentale Roberta...".

Chi è Roberta?

Roberta Raimondi è la presidentessa del Seregno Hockey 2012. Mi ha accolto come un figlio. Finivo l'Università a Milano alle sei di sera e poi di corsa in treno a Seregno per gli allenamenti che finivano sempre tardi, quasi a mezzanotte. Non saprei contare le volte che mi ha ospitato a casa sua per la notte. E non finirò mai di ringraziarla...

Andrea con Roberta il giorno della laurea

Insomma tutto studio e sport... trovi il tempo anche per divertirti?

"Certo. Qui a Seregno soprattutto ho trovato l'amore. Un amore con cui condivido la passione per i pattini e che è al mio fianco da ormai cinque anni".

Da studente in medicina come hai vissuto gli ultimi mesi di pandemia?

Nonostante fossi già in reparto da un pezzo per il tirocinio non ho potuto dare una mano. Avrei tanto voluto. Durante il lockdown sono stato chiuso in casa a Milano, da solo. Non sono tornato a casa perché essendo stato in Pronto soccorso fino a pochi giorni prima non volevo mettere a rischio la salute di nessuno.

E' stato un periodo particolare. Ne ho approfittato per studiare, per terminare la tesi ma anche per riflettere e pensare a me stesso e a quanto è importante il ruolo del medico, quello che ho scelto.

Ora ti aspetta un brillante futuro. Tu come ti immagini tra 10 anni?  

" Che domanda difficile... intanto spero tra 10 anni di essere ancora qui a Milano che è città d'eccellenza per la medicina. Spero di aver acquisito la sicurezza necessaria per essere un buon medico e di dedicarmi alle malattie neuro-degenerative come l'Alzheimer. Tra 10 anni mi immagino ancora sui pattini qui a Seregno, la mia seconda casa. Oggi si continua a giocare anche a 40 anni, poi un domani la panchina per allenare i più giovani..."

Già i giovani. Ti senti di suggerire qualcosa ai tuoi coetanei che, soprattutto dopo questo periodo, potrebbero avere delle insicurezze? 

Io dico sempre che la pratica rende perfetti. La ripetizione dei gesti, la costanza nella routine, l'allenamento nella vita e nello sport fa la differenza. Se poi si coltivano entrambi è meglio: senza l'hockey non so se i risultati sarebbero stati gli stessi.

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