Causa

L'ex sindaco chiede 100mila euro di danni: film diffamatorio

Al processo per diffamazione sono due gli imputati: i tecnici che diffusero il mockumentary in rete

L'ex sindaco chiede 100mila euro di danni: film diffamatorio
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Strascichi giudiziari per  «Colpo di Grazia», il film a puntate uscito sul web nel febbraio 2021 che denunciava le politiche urbanistiche della precedente Giunta comunale di Monza. L'ex sindaco Dario Allevi ha chiesto i danni.

Richiesta danni al processo per il film

Al processo per diffamazione aggravata fissato per il prossimo 30 ottobre 2024, l’ex sindaco centrodestra Dario Allevi e l’ex assessore leghista alla sicurezza Federico Arena chiederanno un maxirisarcimento pari ad «almeno 100mila euro» il primo, e «almeno 70mila euro» il secondo. Due gli imputati: non si tratta degli autori, rimasti ignoti, anche se la produzione era riconducibile all’ambiente del Boccaccio, ma dei due tecnici che materialmente lo hanno diffuso in rete, attraverso un sito dedicato.

Nell’atto di costituzione di parte civile, i due ex esponenti della Giunta di Monza, assistiti dagli avvocati Attilio Villa e Carlo Cappuccio, giustificano la richiesta di indennizzo con il «particolare allarme sociale» creato dalla produzione che, secondo le tesi legali, aveva il «chiaro intento di «screditare» il loro ruolo istituzionale, attraverso un mezzo considerato «insidioso» per la facilità della sua diffusione. Si chiede dunque l’indennizzo per danni patrimoniali, morali e d’immagine che i due avrebbero subito.

Dall’ex assessora all’urbanistica Martina Sassoli, e dal Comune di Monza (oggi governato dal Centrosinistra) - gli altri due soggetti individuati come parti lese – non sono giunte istanze.

Il mockumentary polemico

Il film stava a metà tra la fiction e il «mockumentary», espressione anglosassone per definire il falso documentario, la cui regia veniva attribuita alla «svedese Skyler Grey», personaggio inventato. Tra i personaggi (che non apparivano mai in viso), c’era il sindaco con la tessera del vecchio Movimento Sociale, chiaro riferimento ad Allevi, o l’assessora «Martina» in tacchi e giacca di pelliccia, e il suo collega «Chicco» con fazzoletto lumbard nel taschino, evidenti parodie di Sassoli e Arena.

La trama ruotava attorno a un ipotetico accordo corruttivo tra il sindaco e un costruttore relativo al progetto del «mini bosco verticale monzese», il progetto di recupero di un’area di via Ugo Foscolo firmata dallo studio Boeri. Le indagini coordinate dalla procuratrice aggiunta Manuela Massenz non svelarono l’identità di autori e interpreti, ma individuarono le due persone ritenute responsabili della «distribuzione dell’opera», difese dagli avvocati Mauro Straini ed Eugenio Losco. Ora ci si avvicina al processo, con le pesanti richieste risarcitorie. «Una produzione assurdamente grottesca, all’evidenza priva di qualsiasi pretesa di serietà viene trattata come un documentario di inchiesta», è il commento dei difensori.
Lascia attoniti la richiesta di risarcimento ed anche spaventa: la satira politica è un ingrediente irrinunciabile in una democrazia. Viene da pensare che anche questo sia uno scherzo e questa volta siamo noi a non averlo capito».

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