Lo chef Enrico Crippa nell’Olimpo della cucina mondiale
Il cuoco brianzolo Enrico Crippa, titolare del noo ristorante Piazza Duomo ad Alba, inserito nella top ten della classifica internazionale The Best Chef
Da Carate Brianza all’Olimpo della cucina mondale. Questa la storia di successo dello chef Enrico Crippa. Il cuoco brianzolo, titolare del notissimo ristorante Piazza Duomo ad Alba, è stato inserito nella top ten della neonata classifica internazionale The Best Chef . La classifica è stata ideata in Polonia nel 2016 ed stata presentata con una cerimonia a Varsavia.
Lo chef Crippa eccellenza del nostro territorio
Enrico Crippa è il primo italiano in classifica. Non solo ma è addirittura sesto a livello mondiale. Un primato incredibile, che porta il nome della Brianza nel mondo. Crippa, classe 1971, è nativo di Carate Brianza, ma oggi vive a Viganò ed è uno dei migliori testimonial dell’operosità e dell’eccellenza del nostro territorio.
L’inizio in Brianza
Figlio di due ex custodi della Fubri diViganò Crippa, dopo aver frequentato le scuole medie di Barzanò, ha scelto la scuola alberghiera di Como dove subito si è distinto come uno dei giovani più talentuosi in cucina. A 15 anni in estate sono arrivati i primi lavori presso l’ex «Charlie Bar» di Monticello.
La carriera
Diplomato presso l’Istituto Alberghiero di Monte Olimpino di Como, la prima esperienza nel campo della ristorazione avviene a sedici anni, nel ristorante milanese Gualtieri Marchesi. Da qui prende avvio la sua carriera di chef, che lo porterà a girare il mondo e a scoprirne le sue ricette, partendo dalla Francia, alla Spagna fino ad arrivare in Giappone.
La svolta
L’incontro che gli cambia la vita avviene nel 2003, con la famiglia Cerretto, che un paio di anni più tardi gli permette di realizzare il suo sogno, aprendo il ristorante Piazza Duomo, ad Alba. Ancora oggi, insieme al suo staff, lavora come capo cuoco nell’esercizio in provincia di Cuneo, e ha già collezionato due stelle Michelin in pochi anni. Insomma, un talento che non passa inosservato, nemmeno per i critici gastronomici di livello mondiale.