Una brutta storia che coinvolge anche Brugherio

L’orrore della Setta delle Bestie

Tra gli imputati del processo iniziato in Corte d’Assise a Novara c’è la 41enne Andrèe Bella

L’orrore della Setta delle Bestie
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Finora era «solo» una drammatica storia di inenarrabili violenze ai danni di minori nella neppure troppo lontana Novara deflagrata due anni fa quando, a seguito della denuncia di una delle vittime, gli inquirenti avevano indagato 28 persone. E, invece, ora si scopre che la vicenda della cosiddetta Setta delle Bestie, la psicosetta di Novara accusata di aver torturato ragazze e bambine dopo averle iniziate a riti magico-esoterici, tocca tragicamente anche Brugherio. Profondamente anche Brugherio.

L’orrore della Setta delle Bestie

Perché non solo tra le imputate del processo iniziato a Novara c’è la brugherese 41enne Andrèe Bella (oggi residente a Milano), ma tra le vittime ci sarebbe anche una brugherese oggi maggiorenne che all’epoca dei fatti contestati aveva appena 10 anni. «Con ruoli specificati, si associavano, costituendo e partecipando alla cosiddetta “Setta delle Bestie” allo scopo di commettere un numero indeterminato di delitti contro la sfera sessuale, tra cui violenze sessuali aggravate e violenze sessuali di gruppo commessi ai danni anche di minori degli anni 10, posti in essere attuando un dettagliato e prestabilito programma di adescamento, sottomissione, indottrinamento e sottoposizione a sfruttamento lavorativo e sessuale, tale da integrare una vera a propria riduzione in schiavitù delle vittime», si legge nell’ordinanza che aveva disposto il rinvio a giudizio degli indagati, tra cui Andrèe Bella.

Le indagini

A rivelare la presenza di questa organizzazione criminale era stata una delle vittime che, con il suo agghiacciante racconto agli investigatori, aveva dato origine all’inchiesta «Dioniso» che aveva portato la Polizia di Stato di Novara e il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato nel luglio del 2021 all’esecuzione di 26 perquisizioni personali e 21 perquisizioni locali e a numerosi sequestri, nelle province di Novara, Milano e Pavia. E ne era emerso uno scenario a dir poco agghiacciante.

«Lui decide tutto, Lui decide chi puoi frequentare, dove puoi lavorare. Lui sceglie quali ragazze devono farlo divertire. Lui sceglie se puoi o non puoi frequentare i nostri luoghi fatati. Noi lo chiamiamo Lui o il Dottore, perché non possiamo nominare il suo nome, non ci è concesso».

L’articolata attività d’indagine aveva accertato l’esistenza di una potente psicosetta con base operativa nel Novarese, a Cerano località Le Casette, e diramazioni a Milano e nel Pavese, i cui adepti si sarebbero resi responsabili di un numero inenarrabile di reati in ambito sessuale.

«Il Dottore»

«Lui» denominato «il Dottore» (ma anche «il re» o «il pontefice») era Gianni Maria Guidi, farmacista e titolare di un erboristeria a Milano, morto a marzo a 79 anni: veniva venerato dai suoi adepti come una sorta di «dio» al quale tutti dovevano obbedire, pena l’isolamento dal gruppo settario. Il leader della «setta delle bestie» (nomignolo con il quale si chiamavano tra di loro), al fine di raggiungere i propri scopi, veniva coadiuvato da alcune sue strette collaboratrici, tra cui Andrèe Bella. Il gruppo criminale, grazie a un centro psicologico e a una fitta rete di attività commerciali, tutte riconducibili alla setta – come due scuole di danza o una scuola di spada celtica, diverse erboristerie, una bottega di artigianato, e persino una casa editrice – riusciva a reclutare le vittime da introdurre inconsapevolmente nelle dinamiche settarie.

Le «prescelte»

Le «prescelte», generalmente giovani ragazze (tre vittime, tra cui la brugherese, avevano all’epoca in cui iniziò l’incubo meno di 10 anni...), venivano introdotte alla filosofia della setta e iniziate a «pratiche magiche», tra le quali, soprattutto, si annoveravano delle pratiche sessuali, spesso estreme e dolorose, vere e proprie torture, che servivano, nella logica impartita dal leader, ad annullare «l’io pensante» per accendere «il fuoco interiore» ed entrare in un «mondo magico, fantastico e segretissimo».

Le vittime venivano allontanate dalle famiglie, costantemente terrorizzate mediante minacce di malattie, disgrazie in caso di allontanamento, defezione o rivelazione dell’esistenza della setta e indotte a subire abusi sessuali indescrivibili.

«Dopo anni di appartenenza alla setta le persone offese venivano ridotte a essere utilizzate come una proprietà del Guidi».

Le vittime sarebbero almeno nove, che per oltre 30 anni, in periodi diversi, dal 1990 in poi, sarebbero state oggetto, nella casa nel bosco di Cerano e in altri luoghi, di torture di ogni tipo, psicologiche e fisiche, e di violenze sessuali.

Il ruolo di Andrèe Bella

Secondo gli inquirenti la 41enne brugherese Andrèe Bella, con Ada Avventura (deceduta prima dell’inizio del processo) e Manuela Tagliaferri, aveva il compito di organizzatrice dell’associazione «nel ruolo di reclutatrici delle giovani ragazze da adescare, anche sfruttando la loro professione di psicologhe». Ruolo che, secondo quanto appurato dagli inquirenti, avrebbe esercitato, con successo, anche in città.

Il processo

Il processo, a porte chiuse, a carico di 24 imputati (Guidi è deceduto, mentre la sua principale collaboratrice fino al 2013, Sonia Martinovic, è stata ritenuta incapace di affrontare il dibattimento) è iniziato davanti alla Corte d’Assise a Novara e a salire sul banco dei testimoni è stata una delle vittime, colei che, quattro anni fa, con la sua denuncia aveva dato il là alle indagini, svelando quanto subìto da quando aveva solo 7 anni (oggi ne ha 36).

Era entrata nella setta per volontà della zia. Assistita dall’avvocato Silvia Calzolaro, la supertestimone ha parlato per ore di anni terribili («stupri e pestaggi, era l’inferno: sono scappata per non morire») e in aula c’erano anche alcuni degli investigatori che presero parte alle indagini e ai sequestri degli strumenti utilizzati per compiere le violenze, riconosciuti dalla testimone. Sono cinque le parti civili che chiedono i danni.

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