Tribunale

Maltrattamenti alle ginnaste, rinviata a giudizio Emanuela Maccarani

Alla sbarra l'ex direttrice tecnica della Nazionale di Ginnastica Ritmica. Prima udienza il 10 febbraio.

Maltrattamenti alle ginnaste, rinviata a giudizio Emanuela Maccarani

Va a processo con l’accusa di maltrattamenti aggravati Emanuela Maccarani, ex direttrice tecnica della nazionale di Ginnastica Ritmica all’Accademia di Desio.

Emanuela Maccarani rinviata a giudizio

Nel corso dell’udienza di oggi, lunedì 22 settembre 2025, il gup Silvia Pansini ha disposto il rinvio a giudizio davanti al tribunale collegiale, con prima udienza fissata il prossimo 10 febbraio. Le ex atlete Anna Basta, Nina Corradini, Beatrice Tornatore e Francesca Majer, oltre all’associazione Change the game, si sono costituite parte civile.

E’ accusata di maltrattamenti aggravati alle ginnaste

Maccarani è imputata per il presunto reato di maltrattamenti aggravati perché commessi in presenza di minori. La vicenda dell’allenatrice (artefice di molti successi della Nazionale) davanti alla giustizia ordinaria (ulteriore rispetto a quella sportiva), aveva visto gli inquirenti della Procura di Monza chiedere in un primo momento l’archiviazione delle accuse (pur muovendo diverse censure al suo operato). Ma su opposizione dei legali di Anna Basta – gli avvocati Giovanni Battista Frisoli e Greta Marchesi – il gip Angela Colella, a marzo, aveva successivamente ordinato «l’imputazione coatta» nei suoi confronti (confermando invece l’archiviazione per l’allenatrice Olga Tishina) con una pronuncia molto articolata, nella quale paragonava la figura di Maccarani all’interno dell’Accademia nazionale di Desio, come quella di un “monarca” detentore di un «potere assoluto nella Federazione ginnastica», che le consentiva «di svolgere la sua attività in modi che degeneravano». Un provvedimento che aveva rovesciato le conclusioni dei pm, i quali, pur stigmatizzando i metodi della coach vincente, avevano ritenuto gli elementi raccolti nelle indagini abbastanza non solidi da giustificare le accuse.

Nel mirino la pesatura delle atlete e insulti pubblici

La gip, invece, aveva ritenuto sussistente il reato, partendo da una disamina giuridica delle sue caratteristiche, e riconoscendo una serie di «condotte omissive», fino a concludere per una «ragionevole previsione di condanna» di Maccarani. Il provvedimento che ordinava l’imputazione coatta si soffermava su questioni giuridiche per la configurabilità dei maltrattamenti, considerato come «reato di mera condotta», ossia che si verifica a prescindere dalle sue conseguenze. Tra questi comportamenti, veniva indicata per esempio l’operazione di pesatura delle atlete olimpiche, che veniva vissuta con angoscia, come emerge dai messaggi delle ragazze. Queste «attendevano il proprio turno in fila, in mutande» e venivano insultate «pubblicamente» nel caso fossero aumentate «anche solo di qualche etto». Situazione che le portava a saltare i pasti, a limitare il consumo d’acqua, ad assumere con regolarità lassativi. Tra le varie censure mosse all’operato di Maccarani, c’erano anche quelle relative a presunte omissioni, come la mancanza di uno specialista che offrisse supporto psicologico, e di un nutrizionista a disposizione delle ragazze.