Vimercate

Meglio il carcere che il lavoro: "Arrestatemi"

L'incredibile richiesta di un 35enne accolta dai carabinieri che lo hanno trasferito dietro le sbarre.

Meglio il carcere che il lavoro: "Arrestatemi"
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Meglio il carcere che i turni di lavoro. Un 35enne, italiano, nei giorni scorsi ha bussato alla caserma del Comando Compagnia di Vimercate  chiedendo di parlare con il maresciallo: “Voglio essere arrestato”, ha detto al militare che si è trovato di fronte.

Il lavoro per favorire il reinserimento nella società

L’uomo, già noto alle Forze dell’Ordine, era stato affidato in prova ad una comunità ai servizi sociali, con l'impegno a lavorare in alternativa al regime carcerario, con l'intento di favorire il suo reinserimento nella collettività. Ma lui ha preferito tornare dietro le sbarre.

Specializzato in estorsioni e minacce

L’ultima condanna, ad 1 anno e 9 mesi di reclusione, il 35enne l'aveva subita nel gennaio di quest'anno per eventi riconducibili al marzo 2022. In quell’occasione era finito nei guai al termine delle indagini condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Vimercate, in concorso con un connazionale 49enne.
Estorsione continuata ed aggravata in concorso nei confronti di un 33enne: questa l’accusa a suo carico. Di fatto si trattava di un debito di soli 600 euro, ma per la vittima era diventato un incubo. Le indagini coordinate della Procura della Repubblica di Monza erano state avviate quando la vittima, un 33enne, aveva presentato una denuncia che, nel corso delle indagini, aveva fatto emergere che quei soldi erano legati ad un vecchio debito  maturato negli ambienti dello spaccio di sostanze stupefacenti. In realtà il dovuto era ad un’altra persona che aveva ceduto il credito a due italiani originari di Vimercate (tra cui il 35enne) che avevano dato il via ad una escalation di violenza, interrotta  con due arresti. I due avrebbero chiesto rate mensili da 300 euro alla vittima dal mese di agosto 2021, minacciandolo con violenze fisiche. Il 33enne era anche stato  anche con dei calci al volto e poi perseguitato con una moltitudine di messaggi tramite WhatsApp e Messenger.
Poi, è stata la volta della madre. Anche a lei sono stati inviati dei messaggi, riuscendo a farsi consegnare in varie tranche una somma complessiva di circa 1800. L’apice della violenza, nei primi giorni di febbraio dello scorso anno, con il rinvenimento davanti l’abitazione della vittima di una bottiglia di vetro di superalcolico contenente liquido infiammabile in cui erano immersi due proiettili cal. 22.

Già trasferito in carcere una prima volta per violazioni dei domiciliari

In particolare il 35enne era stato sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, ma già il successivo mese di aprile, per le continue violazioni alle prescrizioni impostegli, l’ufficio del Gip del Tribunale di Monza aveva emesso un’ordinanza di aggravamento con testuale traduzione in carcere.

Una seconda estorsione

Tornato a settembre ai domiciliari, a novembre del 2022 era stato raggiunto da un’altra ordinanza di custodia cautelare sempre degli arresti domiciliari, in concorso con altro italiano di 49 anni questa volta nell’ambito di un’altra indagine sempre coordinata della Procura della Repubblica di Monza e condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Vimercate, per estorsione continuata ed aggravata in concorso nei confronti di una 57enne, avviata nel marzo del 2022.
La vittima aveva denunciato ai carabinieri che, approfittando di un attimo di difficoltà con la banca per uno scoperto di circa 1000 euro, nell’estate del 2021, aveva ricevuto tale somma ma sotto la pretesa mensile di euro 300 a mero titolo di interessi (30%) finché non sarebbe stata capace di estinguere il debito con una unica rata da 1300. Ma nonostante la donna in dieci mensilità gli avesse consegnato un totale di 3300 euro il suo strozzino non aveva considerato chiusa la partita. A quel punto sarebbe entrato in gioco proprio il 35enne, incaricato della riscossione.

Richiesta accolta, trasferito in carcere

Ora, però, di trascorrere le giornate in comunità proprio non ne ha voluto sapere avanzando l’insolita richiesta ai Carabinieri per espiare il residuo della pena di 1 anno, 5 mesi e 17 giorni. I militari della Stazione di Vimercate hanno così contattato il Tribunale di Sorveglianza di Milano;  il magistrato di Sorveglianza, ascoltata la richiesta, ha emesso la relativa ordinanza con cui sospendeva la misura dell’affidamento e disponeva l’arresto dell’uomo che nel pomeriggio è stato accompagnato in carcere a Monza.

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