Monza

Meticcio sbranato: la padrona disperata chiede giustizia

La famiglia, disperata, ha fatto di tutto per difenderlo, ma purtroppo non c’è stato nulla da fare

Meticcio sbranato: la padrona disperata chiede giustizia
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Lo aveva adottato quando, ancora cucciolo, nessuno lo voleva perché malato. E da allora non ha mai smesso di amarlo. E’ disperata Yanina Torres, la padrona di Ulisse, il cagnolino morto in seguito alle terribili ferite riportate nell’attacco subito dal cane di una vicina di casa, sfuggito al suo controllo. I fatti si sono verificati  in un condominio di via Giotto, a Monza.

Meticcio sbranato

«Era una giornata come tante e, verso le 15, mia figlia 14enne ha preso Ulisse, gli ha messo il guinzaglio, e lo ha portato fuori per una passeggiata - ha ricostruito la donna con la voce spezzata dalle lacrime - Dopo il giretto è tornata a casa. Nel nostro stabile non c’è l’ascensore e dunque, sempre col nostro cagnolino al guinzaglio, ha imboccato la rampa di scale». Giunta al secondo piano, ha però notato come una delle inquiline, avesse la porta aperta. «A quel punto mia figlia si è bloccata. Sapendo che ha un cane di grosse dimensioni, le chiediamo sempre di tenere la porta chiusa. Quel giorno, purtroppo, l’aveva lasciata aperta. Mia figlia le ha chiesto di provvedere a chiuderla, ma ciò non è stato fatto in tempo». Una questione di pochi attimi e il cane, un incrocio tra un pastore belga e un pitbull è sfuggito, puntando subito al piccolo e terrorizzato Ulisse.

La terribile aggressione

«Lo ha preso per il collo - ha spiegato Torres piangendo - Mia figlia è riuscita per un attimo a liberarlo, ma lui lo ha subito riafferrato, trascinandolo, sempre per il collo, giù in cortile». Immediatamente l’intera famiglia di Ulisse e altre persone del vicinato sono accorse nel tentativo di salvare il meticcio. «In sette abbiamo tentato di strapparlo dal suo morso, ma la sua mascella aveva una potenza indescrivibile. Nel tentativo di salvare Ulisse, anche mio figlio di 17 anni è stato morso». Una lotta disperata, nella quale il cagnolino ha tentato di resistere con tutte le sue forze. Poi però, ha dovuto arrendersi.
«Era stremato - ha proseguito ancora sconvolta - A un certo punto si è dovuto arrendere». Ulisse era esanime quando la famiglia lo ha portato di corsa alla clinica veterinaria di via Messa. «Ho chiesto loro di fare di tutto per salvarlo, ma mi hanno detto che le ferite riportate nell’attacco erano troppo gravi. E così abbiamo dovuto farlo addormentare per sempre». Il referto della clinica non lasciava altra scelta. «Gravi lesioni lacerocuntuse, ferite cutanee compatibili con un morso a livello cervicale e della regione ventrale del collo - si legge nella documentazione rilasciata dalla clinica veterinaria - Si evidenzia lesione a carico della giugulare e non si escludono lesioni a carico del midollo spinale».

Ulisse non ce l'ha fatta

La decisione di procedere con l’eutanasia è stata più che sofferta. «Ulisse era con noi da 8 anni, da quando lavoravo come custode in un palazzo di via Cavallotti e una condomina lo aveva trovato per strada che aveva pochi mesi. Non lo voleva nessuno perché era malato, ma io non ho avuto dubbi. L’ho adottato e amato tantissimo. Sarebbe dovuto morire di vecchiaia, non così».
Il problema, spiega, «è stata la mala gestione. La colpa non è del cane. Anzi, dirò, mi ha anche sempre fatto una gran pena. Lo sentivamo spesso piangere e mio figlio, più volte, lo ha portato fuori a fare passeggiate. Sono cani che necessitano di attenzioni e di essere amati, non di crescere chiusi in casa. Questo è il risultato di una sua gestione sbagliata. Ha ferito a morte il mio Ulisse e la padrona non si è nemmeno scusata. Lo adoravamo tutti in famiglia il nostro cagnolino. L’unica consolazione è che fino alla fine ha vissuto circondato dal nostro amore».

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