E' accaduto lunedì

"Metti la mascherina o non sali". Autista del bus minacciato di morte

E’ accaduto lunedì nel primo pomeriggio sul pullman della linea 208 in direzione Villasanta. Il giovane ha inveito e insultato il conducente che, sconvolto, ha proseguito con la corsa.

"Metti la mascherina o non sali". Autista del bus minacciato di morte
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Quando lo ha visto salire senza la mascherina, gli ha subito fatto notare che, qualora non l’avesse indossata, avrebbe dovuto fare dietro front e scendere immediatamente dall’autobus. Solo che il giovane, a sentirsi rivolgere tale perentoria richiesta, ha dato in escandescenze, iniziando a insultare l’autista e arrivando pure a minacciarlo di morte.

"Metti la mascherina o non sali". Autista del bus minacciato di morte

I fatti si sono verificati lunedì intorno alle 14.30 sulla linea 208 che collega Monza ad Arcore. Il ragazzo stava attendendo l’autobus alla fermata di via Lecco insieme a una coetanea. Quando il mezzo si è fermato e le porte si sono aperte, ha cercato di salire nonostante non avesse indosso la mascherina.
Il conducente, un 57enne alle dipendenze di Net, se n’è subito accorto, facendoglielo quindi notare. E scatenando subito una reazione contrariata. Ha provato a farlo ragionare, facendogli presente che l’utilizzo di tale dispositivo sui mezzi pubblici è obbligatorio.
Tutto invano. Il ragazzo ha reagito inveendo contro di lui e insultandolo. "Ti ammazzo se mi fai scendere", gli ha anche intimato. Poi, dopo qualche minuto (e dopo aver rotto la catenella di plastica che separa l’area del conducente da quella in cui possono stare i passeggeri), si è finalmente deciso a scendere dal pullman, seguito dalla ragazza che era con lui.

Autista sconvolto

Sconvolto, l’autista non ha potuto fare altro che proseguire nel servizio.
"E’ indispensabile che a bordo dei mezzi pubblici vi siano le Forze dell’ordine per garantire la sicurezza, non solo dei conducenti, ma anche degli altri passeggeri - ha detto il consigliere comunale della Lega Salvatore Russo (che di professione è anche lui autista e ben conosce i rischi del mestiere) - Lo avevo già detto in Aula e ho intenzione di tornare a chiederlo. Serve un deciso intervento perché le violenze verbali, e talvolta anche quelle fisiche, sono all’ordine del giorno. Senza arrivare a casi limite, quotidianamente abbiamo a che fare con utenti “difficili” che si rifiutano di mostrare il biglietto o che faticano a osservare le norme anti Covid". Un’istanza che ora il consigliere della Lega Alessandro Corbetta sta portando avanti in Regione.

"E’ un tema molto importante - ha ribadito Russo - Anche perché, con questi comportamenti, si rallenta il servizio e si va a disturbare l’autista mentre sta guidando. Un tempo c’era un cartello che faceva notare come fosse vietato parlare al conducente. Ora sono praticamente spariti, purtroppo".

I precedenti

Un episodio, quello che si è verificato lunedì, che non rappresenta altro che la punta dell’iceberg di un fenomeno che pare acuirsi nel tempo. A luglio un altro autista era stato aggredito, sempre sulla linea 208, da un giovane. Il motivo? Gli aveva semplicemente chiesto di abbassare il tono della voce mentre parlava al telefono. Cosa che non aveva fatto. Anzi. Aveva aumentato il volume, facendosi forte del fatto che si trovava in compagnia del suo gruppo di amici subito accorsi a dargli manforte.
"Purtroppo anche a me succede spesso di avere a che fare con passeggeri come questi. Ogni corsa è un po’ un terno al lotto - ha concluso il consigliere - Speriamo sempre che tutto vada per il meglio, ma spesso non è così".

Parla un sindacalista della Net

"Non passa giorno che non temiamo per la nostra incolumità. Ogni fermata è un’incognita, non sappiamo mai chi possa salire e cosa possa accadere".
A dirlo è uno dei sindacalisti di Net, la società del gruppo Atm che si occupa del trasporto pubblico locale. "Ciò che lunedì è accaduto al collega, succede puntualmente a tutti i conducenti - ha spiegato - E la situazione è ulteriormente peggiorata dall’inizio della pandemia, quando l’azienda ha deciso che non avrebbe più mandato i controllori sugli autobus. Lo hanno fatto per la loro sicurezza, ma chi pensa alla nostra? Ormai siamo in balia dei delinquenti, delle bande di ragazzi che hanno capito che ormai nessuno chiede più il biglietto e si comportano in maniera che dire incivile è poco".

Aggressioni, insulti e minacce

Aggressioni, insulti, minacce, raffiche di pugni contro il plexiglass che separa il conducente dai passeggeri. "Arrivano anche a sputarci addosso - ha aggiunto - Abbiamo grossi problemi con queste persone, soprattutto ragazzini, che non pagano il biglietto, che pretendono comunque di salire, magari anche per fare solo una fermata. E di solito salgono in gruppo, senza mascherina o con diversi cani al seguito senza guinzaglio".
Inutile chiedere loro di rispettare le regole. "Non solo non lo fanno, ma si fanno anche beffa di noi, aggredendoci - ha proseguito il sindacalista che ha preferito mantenere l’anonimato - E si disinteressano pure delle telecamere. Quando facciamo loro notare che sul mezzo c’è un circuito di videosorveglianza interna, di solito rispondono ridendo".

Niente controllori

Ormai da un anno e mezzo sui mezzi di Net i controllori non salgono, almeno a detta del sindacalista. "Chi tra i conducenti può, fa anche da personale di verifica. Ma ormai tutti hanno paura a chiedere il biglietto. La risposta generalmente è: “Fatti i fatti tuoi, pensa a guidare”. Senza contare che in questo modo la corsa rallenta e non di poco".
A Milano Atm una parziale soluzione l’ha trovata. "Fanno stare i controllori alla fermata e controllano i biglietti dei passeggeri prima che salgano. In questo modo il personale non sale a bordo, scongiurando così il rischio di contagi. A Monza però nulla di tutto ciò è stato fatto. E dunque è venuta meno quella figura fondamentale che permette di “scremare”, almeno in parte, l’utenza. Il risultato è che ci troviamo sul mezzo violenti e maleducati".
Insomma, per i conducenti, ogni turno di lavoro, ogni corsa, ogni fermata, rappresentano un potenziale rischio. "Non si può lavorare così - ha concluso il sindacalista - Trascorrere 30, anche 40 anni in queste condizioni è pesante. E le cose non fanno che peggiorare. Più passa il tempo, più sembra che la maleducazione dilaghi".

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