Monza sa dare speranza... anche a Selvaggia Lucarelli
La bella storia del titolare delle Officine Libra di Monza ha colpito particolarmente la celebre giornalista
Una bella storia quella di un monzese, capace di dare speranza. Tanto da colpire anche una delle più celebri blogger e giornaliste italiane, Selvaggia Lucarelli, che ieri, sabato, ha condiviso sul suo seguitissimo profilo Facebook il racconto di Paolo Loscalzo. E' il titolare delle Officine Libra di Monza. Il 28 settembre ha riassunto sul social network quanto accaduto nel suo locale. Riguarda lui, un tramezzino e due clienti, ambedue stranieri. Qualcosa di così speciale ed insieme poetico da diventare virale: oltre 3mila like e più di mille e 200 condivisioni. E ora tra i suoi "fan" c'è anche la Lucarelli.
Ha colpito anche Selvaggia Lucarelli
"Paolo Loscalzo (che non conosco, ma ho trovato una sua foto sul web e spero non mi maledica) ha un locale che si chiama Officine Libra a Monza e ha scritto sul suo fb una cosa bella, che dà un po’ di speranza in un momento buio. In più è genoano come me, leggo, e la stima aumenta", recita il post della giornalista. Una pacca sulla spalla virtuale, seguita dal racconto completo del monzese, che anche noi riportiamo integralmente.
"Sarà un tramezzino che vi seppellirà"
"Sarà un tramezzino che vi seppellirà”
(racconto lungo con zingari, maionese e colpo di scena finale.)
L’altro giorno stavo lavorando al bancone del Libra durante un mezzogiorno, come al solito tanta gente, tutto molto informale, insomma un bell’ambiente per lavorare e fare la pausa pranzo.
Verso fine turno lo vedo entrare e so che sarà un problema. Giacca stazzonata, faccia segnata da una vita sicuramente difficile, lascia l’idea di un uomo che vive in un auto, ha i movimenti rapidi di un predatore spaventato, sul chi vive. Vede che può ordinare senza pagare subito e mi si avvicina. Sorrido.
Gli chiedo se ha bisogno di qualcosa. Ha occhi fermi ma stanchi, si vede che avrebbe bisogno di una doccia e di un buon sonno.
“Panini, quanto?”
Io glielo offrirei volentieri ma ho paura prima di tutto di ferirlo, sono cose delicate che si capiscono solo quando si lavora tanto con le persone, tutti i tipi di persone..
“3 euro” gli dico per andargli incontro “e te lo faccio fare come vuoi”.
Sorrido.
“Sensa maiale” dice in uno slavo italianeggiante.
“un bel tramezzino tonno pomodoro lattuga e salsa, va bene?..3 euro e ci metto anche la Cola, oggi c’è un offerta” mi invento al volo..
Annuisce, non capisce bene cosa succede, forse pensa che voglia fregarlo, continua a guardarsi intorno, cerca probabilmente la presenza di un buttafuori…inizia a rovistarsi nelle tasche.
“Tranquillo, paghi dopo gli dico, siediti pure..”
Si mette su una panca all’esterno da dove può guardarmi.
Mando l’ordine in cucina, spiego la situazione e chiedo che lo facciano bello gozzo quel tramezzino.
Faccio pagare un paio di persone, gli porto la cola giusto mentre arriva il tramezzino. Che non è un tramezzino.
E’ Il Fottuto Tramezzino Di Fine di Mondo. E’ tipo quadruplo e c’è dentro l’equivalente di un pasto-famiglia in tonno e verdure. Mi viene da ridere e ringrazio la fortuna di avere ragazzi simili a lavorare con me..
Occhio Stanco continua a subodorare una fregatura, sembra seduto sui carboni ardenti ma in quattro morsi si divora il Tramezzinosaurus Rex. Visto che sto passandogli vicino mi chiede
“Posso caffè?”.
Sorrido.
Annuisco e vado alla vecchia, storica Faema. Metto sotto il beccuccio la tazzina e –riflesso nella macchina- vedo che Giacca Stazzonata si alza e a passo spedito se ne va attraversando la strada. Gli auguro dentro di me buona fortuna, con una punta di dispiacere per non avergli potuto far provare il mio caffè. Vado fiero del mio espresso..nel frattempo un altro cliente, che era fermo al bancone a mangiare un panino e ha visto e seguito tutto, si muove deciso e mi viene incontro. E’ un quarantino brizzolato bene, con una lacoste di un colore che se lo metto io sembro sbirulino e invece su di lui sembra elegante, jeans falso usurati, occhiali fumè e orologio digitale d’ordinanza..
“Eccallà penso. Adesso questo mi attaccherà un pippone sugli zingheri, i latri, la riconoscenza, i nostri nonni mica scappavano senza pagare..” e invece dice solo:
“Piadina, birretta, caffè”
“Sono dieci euro” dico, e sorrido riconoscente del suo silenzio
Lui prende il portafoglio, mi dà un Ticket restaurant da 10 poi esita un attimo e mi dà altri 10 euro.
“Pago anche per il signore di prima, dice, credo che sia dovuto andare..”
Sorrido -per la prima volta veramente e non solo con la faccia-
"Grazie ma non posso accettare, era mio ospite”
Lui sembra rimanerci un po’ male, rimette il deca in tasca, fa per girarsi poi invece mi guarda, tira di nuovo fuori i soldi e dice:
“allora glieli lascio, se torna lui o un suo amico mi farebbe piacere che fossero anche i miei ospiti.”
Prendo i soldi e vorrei stringergli la mano, ma lui saluta ed esce. E io mi rendo conto che aveva un accento straniero, forse slavo anche lui. E mi chiedo quale è la sua storia. Figlio di immigrati? Arrivato qua in cerca di fortuna? Avrà avuto anche lui momenti difficili o semplicemente si è sentito solidale con uno straniero in terra straniera? Lo guardo mentre attraversa veloce la strada e penso che in fondo a qualsiasi tunnel, ai tubi catodici, ai titoli dei giornali e dei talkshow ci sono le persone, che sono sempre meglio di come le immaginiamo. E che quel manipolo di poveri stronzi, violenti che seminano paure e odio perché è nella paura e nell’odio che vivono, non hanno scampo.
Un giorno un Tramezzino li seppellirà, tutti."
I poveri, quelli veri, hanno molta più dignità di quanto non si possa immaginare.
Tutto molto bello, se fossi stato lì l'avrei fatto anch'io, ma non facciamo finta di non sapere che questa generosità si può fare per una,due,dieci persone...... Anche il barista così "buono" dovrebbe tirare giù le saracinesche se si presentassero in 100 per mangiare gratis !!!
Encomiabili tutte e due. Quando si è nella condizione di aiutare il prossimo, non si deve aver paura di
Bellissima esperienza, grazie. Ne abbiamo bisogno x andare avanti e continuare a sperare, nonostante tutto.