Monzese arrestato per terrorismo: era fedele all'Isis
Si tratta di un egiziano di 49 anni che ha indottrinato anche un collega di 44 (uno è di Monza, l'altro di Sesto)
C'è anche un monzese arrestato per terrorismo dalla Polizia di stato: avrebbe giurato fedeltà all'Isis.
Gli arresti per terrorismo
La Polizia di Stato ha dato esecuzione a due ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di alcuni egiziani responsabili di partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo e istigazione a delinquere con finalità di terrorismo.
Tre i due arrestati ci sono un egiziano 49enne, con un permesso di soggiorno di lunga durata, in Italia da ben 15 anni, e un egiziano di 44 anni con cittadinanza italiana. Il primo abita a Sesto San Giovanni, mentre il secondo, il più giovane a Monza. Il più anziano dei due avrebbe indottrinato il 44enne - suo ex dipendente - che nel maggio 2022 ha giurato fedeltà allo Stato islamico (quest'ultimo è in Italia dal 2001 e possiede la cittadinanza italiana).
Entrambi inoltre hanno cercato di indottrinare dal punto di vista religioso anche i figli e i famigliari.
L'indagine
L'indagine della Polizia di Stato è iniziata nell’agosto 2021 con mirati approfondimenti nei confronti dei due indagati, entrambi evidenziatisi per la comune presenza su gruppi WhatsApp di matrice jihadista riconducibili allo “Stato Islamico”.
Numerosi sono stati anche i versamenti di denaro dei due soggetti egiziani disposti a favore di presunte donne, per un totale di 4000 Euro, stanziate in Yemen, Palestina, Siria, Libano ed Egitto.
A riprova della assoluta gravità degli elementi riscostruiti a loro carico, è stata rilevata da parte degli indagati anche un expertise nell’uso delle armi e la disponibilità a dare consigli a chi volesse essere introdotto al loro impiego.
Senza dimenticare che sui loro profili Facebook hanno professato un vero e proprio giuramento di fedeltà e sottomissione ad Allah a cui dare in pegno la propria vita.
L'uso dei social
L’indagine ha confermato l’importanza dello sviluppo tecnologico e digitale per il terrorismo di matrice jihadista, che, attraverso il cyberspazio, diffonde il proprio pensiero finalizzato all’esaltazioni delle azioni terroristiche.
I due, infatti, sui propri account Facebook, si sono resi responsabili della pubblicazione di contenuti jihadisti, con commenti e like di approvazione su profili altrui e oltretutto sempre dall'analisi dei loro social sono emerse minacce dirette a cariche istituzionali italiane.
Le indagini hanno però documentato anche la presenza anche su canali Telegram ne sui gruppi WhatsApp direttamente riconducibili allo Stato Islamico o ad esso affiliati, con la partecipazione di centinaia di utenti, registrati con numerazioni siriane, afgane, irachene, nord-africane, ma anche europee e sudamericane.