'Ndrangheta a Desio: in carcere Domenico Zema

Coinvolto nell'operazione Tibet, dovrà scontare quattro anni, cinque mesi e un giorno

'Ndrangheta a Desio: in carcere Domenico Zema
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Sentenza definitiva e carcere per Domenico Zema, 50 anni, calabrese, originario di Melito Porto Salvo e residente a Desio. Si conclude così l'iter giudiziario che lo aveva portato all'arresto in seguito all'operazione  «Tibet» che nel 2014 aveva scoperto in Brianza una banca clandestina della 'ndrangheta, con sede a Seveso e a capo della quale vi era Giuseppe Pensabene. L'operazione aveva coinvolto oltre trenta persone. Finalità dell'associazione era quella di riciclare il denaro per garantire una diaria ai detenuti e ai parenti delle persone arrestate nella maxi indagine «Infinito».

Per lui la sentenza definitiva

Zema aveva fatto ricorso in Cassazione, ma nei giorni scorsi è arrivata la sentenza definitiva e un mandato di cattura nei suoi confronti emesso dalla Procura generale di Milano per riciclaggio, estorsione, trasferimento fraudolento e minaccia, tutti reati aggravati dal fatto di aver favorito il sodalizio di stampo mafioso. Dovrà scontare 4 anni, 5 mesi e un giorno (avendo già scontato sei mesi di carcere). I militari della sezione catturandi del comando provinciale di Milano lo hanno arrestato il 14 ottobre nel suo appartamento di Desio, alle prime luci dell'alba. Zema non ha opposto resistenza. E' stato associato al carcere di San Vittore, ma potrebbe essere trasferito nei prossimi giorni a Bollate o ad Opera.

I rapporti con la politica regionale

 Secondo quanto emerso dalle indagini, il desiano, sposato con la figlia di Annunziato Moscato (arrestato nel 2010 con l'operazione "Infinito" e considerato il capo della locale di 'ndrangheta di Desio), si sarebbe occupato anche dello spostamento dei fondi all’estero, in Svizzera e a San Marino, oltre che del reinvestimento del denaro in immobili. Era stato eletto consigliere comunale a Cesano Maderno nel 1999, ma nel 2000 aveva dovuto  dimettersi. Lo avevano arrestato con l'accusa di associazione mafiosa.  Fu poi prosciolto. Lasciò la politica, ma nel 2005 si mise a disposizione di Massimo Ponzoni, ex assessore regionale e leader del Pdl in Brianza, suo politico di riferimento.
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