Nella nostra provincia altri due casi di variante inglese
Sulla eventuale pericolosità di questa variante abbiamo chiesto ad Andrea Gori, Direttore delle Malattie Infettive del Policlinico di Milano e Docente di Malattie Infettive all’Università di Milano, di fare un po' di chiarezza.
Sono tre in totale i casi accertati di variante inglese nella provincia di Monza e Brianza. Del primo vi avevamo dato notizia pochi giorni fa. A questo se ne sono aggiunti altri due che parrebbero scollegati dal primo contagiato.
In Brianza altri due casi di variante inglese
Anche per questi ultimi due casi la conferma della tipologia di variante, dopo il tampone positivo, è arrivata dalle successive analisi genetiche sul campione di virus prelevato tramite il tampone orofaringeo. Ricordiamo che questa variante del Covid è stata identificata in Inghilterra e sta preoccupando tutti i Paesi europei dalla seconda metà di dicembre poiché, secondo gli studi fatti finora avrebbe una capacità di diffusione e di contagio maggiore rispetto alla versione originaria. Il virus inglese si trasmetterebbe da uomo a
uomo con una velocità superiore fino al 70%.
Parla l'esperto
A stemperare qualsiasi allarmismo ci pensa però il Direttore delle Malattie Infettive del Policlinico di Milano e Docente di Malattie Infettive all’Università di Milano, Andrea Gori, che fino al 2018 è stato Primario di Malattie Infettive al San Gerardo di Monza. A lui abbiamo fatto alcune domande per fare un po' di chiarezza dopo le ultime notizie riguardo le mutazioni del virus.
Dopo la scoperta della variante inglese del Coronavirus in Brianza, quanto dobbiamo preoccuparci?
“Direi poco. La variante inglese è già diffusa in tutta Europa. Questo è il primo caso accertato in Brianza ma sicuramente ve ne sono altri. Come sappiamo, a livello del materiale genetico del virus, possono esserci delle mutazioni. Queste possono essere all’interno di parti del genoma virale che codificano per fattori di virulenza: ecco che allora il virus può diventare più contagioso. Di fatto dunque la preoccupazione per la variante inglese è dovuta al fatto che si diffonde molto più rapidamente".
I vaccini al momento sembrerebbero rispondere bene alle mutazioni del virus, anche nel caso della variante inglese...
“Sì, certamente. Perché le varianti virali non rispondano più al vaccino è necessario che le mutazioni avvengano in quella sequenza genomica virale che codifica per la proteina Spike, cosa che non è avvenuta nelle varianti inglese e brasiliana”.
I virus Sars-CoV-2 infatti infettano le persone utilizzando una proteina di superficie, denominata appunto Spike, che agisce come una chiave e permette l’accesso dei virus nelle cellule umane, in cui poi si possono riprodurre. I vaccini attualmente sono stati messi a punto proprio per indurre una risposta che blocca la proteina Spike e quindi impedisce l’infezione delle cellule.
“Il virus – prosegue Gori - anche quando muta, cerca sempre di proteggere quella parte di genoma virale che è importante per la sua sopravvivenza, la proteina Spike appunto. Non è un vantaggio per lui, mentre lo è per noi perché in questo modo i vaccini riescono a bloccarlo”.
Come reputa stia andando la campagna vaccinale in Lombardia?
“Sfortunatamente abbiamo un numero di vaccini inferiore rispetto alle aspettative. Le campagne vaccinali comunque fino ad ora sono andate molto bene. Tra gli operatori sanitari l’adesione è stata molto alta, siamo oltre il 95%, quindi possiamo dirci soddisfatti. Il vaccino infatti è l’unica strumento che abbiamo a disposizione per uscire da questa pandemia. Più persone si vaccineranno prima riusciremo a tornare ad una vita normale. Chi è contrario al vaccino si basa su informazioni del tutto errate e preconcette e non vaccinandosi dimostra una grande inciviltà. La vaccinazione infatti non ha un ruolo solo individuale, ma funge da protezione per l’intera società. Vaccinarsi in conclusione è un dovere sociale”.