Giudiziaria

Neonato morto dopo il parto in casa a Concorezzo, il drammatico racconto della prima soccorritrice

Prosegue il processo a Monza nei confronti di un'ostetrica milanese, accusata di omicidio colposo.

Neonato morto dopo il parto in casa a Concorezzo, il drammatico racconto della prima soccorritrice
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Neonato morto dopo il parto in casa a Concorezzo, il drammatico racconto della prima soccorritrice. Prosegue il processo a Monza nei confronti di un'ostetrica milanese, accusata di omicidio colposo.

"I bambini devono nascere in ospedale"

Il sospetto, avanzato in aula da una dottoressa di pronto intervento in servizio all’ospedale di Vimercate, era che il bambino nato in casa da una coppia di quarantenni di Concorezzo "non avesse ricevuto assistenza adeguata". Questo perché "i bambini devono nascere in casa". La professionista è stata sentita come teste nel processo a un’ostetrica milanese 70enne, accusata di omicidio colposo in merito a un parto finito con la morte del neonato, figlio di due concorezzesi che avevano scelto il parto in casa di comune accordo. Il piccolo era finito in ipossia, strozzato dal cordone ombelicale. Poi la corsa (inutile) in ospedale, e il decesso avvenuto nell’arco di un paio di giorni, ad aprile di due anni fa.

"Quando entrammo ci concentrammo ovviamente sul bambino da soccorrere, senza fare caso alla situazione - ha raccontato la dottoressa in Tribunale - In bagno c’era la madre che aveva appena partorito, quindi era provata e preoccupata, perché si rendeva conto che le cose non andavano bene. Era distesa e la sorreggeva il marito, seduto dietro di lei. Abbiamo portato il piccolo al piano di sotto, su un tavolo per fare le manovre di soccorso su una superficie dura. Siamo riusciti a far ripartire il cuore con l’adrenalina, ma i danni causati dall’ipossia erano troppo gravi".

Accuse pesanti

La professionista milanese è accusata di una lunga serie di negligenze, a partire dal fatto di non essersi fatta affiancare da una seconda ostetrica: presenza che l’imputata avrebbe ritenuto "superflua e non necessaria" e che invece secondo il pm e il legale dei genitori, l’avvocato Nino De Benedetti, avrebbe dovuto richiedere a supporto. Stando a quanto emerso in aula, infatti, in casa, durante il travaglio, ci sarebbe stata la "doula", figura che offre sostegno e "supporto emotivo" (ma non medico e assistenziale) alle gestanti, e non un’altra professionista come - sostiene la Procura - è previsto dalle linee guida della normativa regionale in tema di parto domiciliare. Nella lunga serie di contestazioni mosse dal pubblico ministero Sara Mantovani all’ostetrica, che opera come libera professionista, e che promuove la propria attività sul web con ampi riferimenti agli aspetti più spirituali della gravidanza, si imputa alla stessa di non aver "frequentato corsi professionali di aggiornamento", e di «non aver comunicato all’ospedale di zona la decisione di procedere a parto domiciliare, e nemmeno l’inizio del parto stesso». L’assistenza alla partoriente, tra l’altro, sarebbe cominciata «in ritardo». La avrebbero avvisata attorno alle 5 del mattino del 4 aprile 2022, ma si sarebbe presentata due ore dopo, quando la donna era già in fase espulsiva. E’ accusata inoltre di non aver «effettuato un adeguato monitoraggio del battito cardiaco fetale” e di non aver «tenuto conto di altri segnali» che, secondo il pm, «avrebbero dovuto indurla ad allertare i soccorsi medici». Il processo è stato rinviato per sentire il confronto tra i consulenti.

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