Diritti

Non aprono le scuole, rivolta delle mamme

Una monzese ha scritto una lettera in Regione e ha ricevuto l'appoggio della Commissione Pari opportunità

Non aprono le scuole, rivolta delle mamme
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Negli altri paesi europei le scuole stanno riaprendo o hanno intenzione di farlo a breve, mentre in Italia è ormai chiaro che non è nelle intenzioni attuali riportare i bambini in classe prima di settembre.
Con conseguenze immaginabili per migliaia di famiglie italiane (e anche brianzole). A farsi portavoce di tutte quelle mamme e quei papà lavoratori che non saprebbero come fare fronte a una continua chiusura delle scuole anche nella cosiddetta Fase 2 è stata Francesca Fiore, una mamma di Monza.

L'appello in Regione

Originaria di Triante, Francesca ha due figli di 3 anni e nove mesi ed è il simbolo delle difficoltà che il blocco prolungato di materne e nidi può creare alle famiglie. Per questo Francesca ha preso carta e penna e ha scritto alla Regione Lombardia, chiedendo un aiuto. «Le aziende hanno le associazioni di categoria, i lavoratori hanno i sindacati, ma le mamme chi le rappresenta?», si è chiesta la monzese. Per questo, dopo aver raccolto tramite i social le istanze di tantissimi genitori lombardi che in questi giorni si ponevano tutti gli stessi interrogativi, ha deciso di rivolgersi a Letizia Caccavale, che è presidente del Consiglio per le Pari Opportunità di Regione Lombardia. Anche quest’ultima è monzese, ha a cuore la questione e cercherà di farsene promotrice.

Battaglia per i figli

Le due donne intendono così chiedere alla Giunta Regionale un supporto per far valere presso il Governo (unico deputato alla decisione sulla riaperture delle scuole) la posizione (e i diritti) dei genitori e dei bambini.
«Noi mamme stiamo vivendo questo periodo con angoscia, ci stiamo organizzando come possiamo per curare i nostri bambini e farli studiare pensando di arrivare fino a settembre, ma se così non fosse come potremmo fare con il lavoro? - chiede Francesca - Io devo rientrare dalla Maternità ad esempio, non posso non farlo. E i miei bimbi con chi starebbero?». E il problema è analogo per tutti i genitori lavoratori. «E’ una domanda alle quale le Istituzioni hanno il dovere di rispondere. Non tutti possono permettersi la baby sitter e comunque sarebbe una situazione a rischio. I nonni devono essere evitati perché potrebbero essere infettati, come facciamo allora?».

Il problema delle rette

Poi c’è tutto il problema delle rette e della situazione di nidi privati e scuole paritarie (21 solo a Monza città) che rischiano il fallimento se la situazione dovesse perdurare così. Al momento hanno chiesto rette dimezzate, ma di certo non possono farlo per mesi. «Se riaprono tutte le attività ma non le scuole, insomma, qualcuno deve porsi il problema e non bastano certo due settimane di congedo al 50%. Senza contare che molte categorie come le libere professioniste non hanno diritto neanche a quello». Senza contare che anche i bambini, qualche diritto lo hanno. Anche solo di essere semplicemente considerati. «Perché anche loro in questa quarantena hanno rinunciato al rapporto con i pari, ai giochi all’aria aperta e all’interazione con le insegnanti. Quanto possono continuare così?».

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