Indagine

Oltre 172 milioni di euro di fatture false, banda sgominata

Tutto è partito da una indagine su una ditta di Desio operante nel settore del recupero dei rottami metallici

Oltre 172 milioni di euro di fatture false, banda sgominata
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Scoperte oltre 172 milioni di fatture false emesse e utilizzate da 71 aziende, 12 custodie cautelari in carcere, sequestri di beni per 57 milioni di euro: sono i numeri della maxi operazione messa a  a segno dal Comando provinciale della Guardia di Finanza di Monza

La maxi evasione con 172 milioni di fatture false

Dalle prime ore del mattino, gli uomini del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Monza, coordinati dalla Procura della Repubblica brianzola, stanno eseguendo  in Lombardia e in Piemonte una serie di ordinanze, disposte dal gip  del Tribunale di Monza, relative all'arresto con detenzione in carcere di dodici persone, gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione a delinquere aggravata dalla transnazionalità, emissione ed utilizzo di fatture false, appropriazione indebita, riciclaggio ed autoriciclaggio dei relativi proventi illeciti. Contestualmente è in corso di esecuzione un provvedimento di sequestro preventivo di denaro e beni per circa 57 milioni euro, corrispondenti all’imposta evasa ed ai profitti illeciti riciclati-autoriciclati dagli indagati.

L'andamento delle indagini

Le indagini, sviluppate dai finanzieri della Compagnia di Seregno anche attraverso ordini investigativi europei indirizzati, sono partite da una verifica fiscale nei confronti di una ditta individuale di Desio operante nel settore del recupero per il riciclaggio di cascami e rottami metallici, nell’ambito della quale sono emerse anomalie contabili e finanziarie, avvalorate da una serie di segnalazioni di operazioni sospette generate dal sistema finanziario antiriciclaggio, a carico del titolare dell’impresa con la complicità di alcuni componenti del nucleo familiare, anche mediante il ricorso ad operazioni di addebito verso l’estero a favore di cinesi.
Le successive investigazioni durate oltre 2 anni e sviluppatesi anche attraverso l’esecuzione di perquisizioni nei confronti di 123soggetti,  fra persone fisiche e giuridiche, di cui 107 in Italia e 16 all’estero (Bulgaria, Repubblica Ceca, Polonia, Slovenia, Spagna e Ungheria) hanno consentito di ricostruire un sofisticato sistema di frode fiscale che sarebbe stato perpetrato ininterrottamente tra il 2013 e il 2019 - nel settore del commercio dei metalli ferrosi - da un sodalizio criminale con centro direzionale in Brianza, mediante il ricorso a false fatturazioni emesse ed utilizzate secondo uno schema collaudato che, al fine di eludere il concomitante evolversi della normativa antiriciclaggio, si è evoluto nel corso degli anni per consentire ad una serie di imprese prevalentemente del Nord Italia di creare costi fittizi, ottenere un illecito risparmio d’imposta e creare fondi “in nero” extra bilancio.
Complessivamente, secondo quanto appurato dalle Fiamme Gialle di Seregno, ammonta a 172 milioni di euro il valore delle false fatture messe in circolazione, con il coinvolgimento di 71 aziende, di cui 58 imprese italiane (39 con sede in varie province lombarde), 10 società comunitarie (Repubblica Ceca e Ungheria) e 3 soggetti giuridici ubicati fuori dal territorio dell’Unione Europea.
Sono 85 invece le persone sottoposte ad indagini dalla Procura della Repubblica.

Come funzionava il sistema

Più in particolare, secondo l’accusa, il sistema fraudolento sarebbe stato articolato dai membri del sodalizio in più fasi. Innanzitutto sistematiche emissioni di fatture per operazioni inesistenti da parte di imprese italiane fittizie appositamente costituite e ad essi riconducibili, saldate (dai “clienti” utilizzatori delle fatture) con pagamenti diretti ai conti correnti intestati alle stesse società “fantoccio”. Poi contestuali ordini di bonifico degli importi ricevuti, eventualmente mediante l’intermediazione di un’ulteriore società “filtro”, verso imprese estere (in parte residenti in Cina  e per la parte più cospicua delle movimentazioni ad un soggetto giuridico “collettore” della Repubblica Ceca) riconducibili agli stessi. Infine prelievi in contanti dai conti esteri e successivo trasporto per il rientro in Italia, mediante corrieri, delle provviste di denaro, per la successiva retrocessione agli utilizzatori finali delle fatture false, al netto della “commissione” per l’illecito servizio di “schermo fiscale” reso (pari al 2% di ciascuna transazione) costituente la remunerazione del rottamaio di Desio e dei suoi familiari per  1,1 milioni di euro.
A conferma del meccanismo di frode, nel corso delle indagini sono stati altresì individuati e monitorati alcuni “spalloni” (operanti con un organizzato sistema di staffetta tra la Repubblica Ceca e l’Italia, con cadenza pressoché bisettimanale e consegna delle ingenti quantità di denaro contante in territorio austriaco), che in un’occasione sono stati intercettati in entrata del territorio nazionale nei pressi del valico di Ugovizza (provincia di Udine), con conseguente sequestro preventivo di denaro contante per 245.000 euro, rinvenuto occultato in un’autovettura con targa ceca con a bordo due corrieri di valuta appartenenti al sodalizio criminale.
In questo modo gli imprenditori che si sono assiduamente avvalsi delle fatture per operazioni inesistenti, oltre ad aver ottenuto un indebito risparmio d’imposta derivante dall’abbattimento della base imponibile mediante la contabilizzazione di costi fittizi, hanno autoriciclato denaro per oltre 41 milioni di euro complessivi, appropriandosi indebitamente di disponibilità economiche delle proprie aziende con relative ricadute su soci e creditori, creando riserve occulte anche in Paesi esteri.

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