Omicidio La Rosa: chiesto il rinvio a giudizio per la coppia Rullo-Biancaniello

Si è aperto il processo a carico della coppia accusata di omicidio.

Omicidio La Rosa: chiesto il rinvio a giudizio per la coppia Rullo-Biancaniello
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Chiesto il rinvio a giudizio per Raffaele Rullo e la madre Antonietta Biancaniello, accusati di aver ucciso nel dicembre del 2017 l’ex calciatore ed ex dirigente nel Desio, Andrea La Rosa. La decisione del Gup arriverà il prossimo 29 ottobre.

La Rosa processo al via

Oggi si è tenuta l’udienza preliminare e il pm Eugenio Fusco ha chiesto il rinvio a giudizio della coppia Rullo-Biancaniello. Stando a quanto emerso dalle indagini La Rosa era ancora vivo quando è stato chiuso all’interno di un fusto ed è morto soffocato a causa dell’inalazione dei fumi dell’acido. Il movente dell’omicidio sarebbe legato a un prestito dell’ex calciatore a Rullo e alla paura della coppia che lo stesso procedesse a denuncia nei loro confronti.

Il cadavere di Andrea La Rosa, era stato trovato nel bagagliaio di un'auto fermata sulla Milano-Meda, all'altezza di Varedo, lo scorso 14 dicembre 2017. E stando alle ultime indagini quando Raffaele Rullo e la madre, Antonietta Biancaniello, lo chiusero nel bidone pieno d’acido per far sparire il corpo, Andrea La Rosa era ancora vivo.

QUI LA NOTIZIA DEL RITROVAMENTO DEL CADAVERE LO SCORSO 14 DICEMBRE 2017:

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“Ucciso con crudeltà”

Secondo quanto affermato dalla Procura lo scorso luglio, Andrea La Rosa fu ucciso con «crudeltà» e «premeditazione» perché era diventato un creditore «pericoloso» in quanto «a conoscenza delle truffe» commesse da madre e figlio e da altri «in danno di assicurazioni» di auto. Raggiri al centro di un’altra inchiesta per associazione a delinquere finalizzata alla truffa, che ha portato nelle scorse settimane alla firma di una nuova ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari per i due. La Rosa  già vantava un credito con Rullo da «30 mila euro» e che avrebbe dovuto elargire un ulteriore prestito da «8000 euro», fu uccisa con «particolare efferatezza».

C’è anche un terzo indagato

E proprio nel luglio scorso si veniva a conoscenza anche di un terzo indagato, per favoreggiamento: si tratta del 72enne Sante Cascella, proprietario della rimessa dove è stato custodito per una decina di giorni, nel dicembre 2017, il fusto in cui era contenuto il corpo del giovane.

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