Favola

Pakistano monzese è dottore con tesi sul Covid

Hassam A. Muhammad, 27 anni, era in prima linea durante l'emergenza e ora si è laureato

Pakistano monzese è dottore con tesi sul Covid
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E’ una di quelle storie da favola, che fanno un po’ sognare.

Dal Pakistan a Monza

Un ragazzino nato in Pakistan che arriva in Italia con la sua numerosa famiglia per raggiungere il papà quando ha appena 13 anni.
Non conosce l’italiano, ma lo impara velocemente, studia sodo e a un certo punto trova la sua strada.
Accade quando si trova a prestare servizio volontario come soccorritore del 118. In un attimo capisce quello che vuole fare da grande: il rianimatore.
E così entra a Medicina e fatica non poco con gli studi di Ragioneria per mettersi in pari. Ma Hassam A. Muhammad, 27 anni, e un sorriso che conquista, non è uno che si arrende. Per pagarsi gli studi ha fatto di tutto, compreso il fattorino che consegna le pizze. Ma oggi il monzese ha potuto festeggiare la sua laurea in Medicina e chirurgia all’Università dell’Insubria tra i primissimi con l’abilitazione ad esercitare la professione senza dover fare l’esame di Stato.
Un pezzo di carta che vale una vita di sacrifici. «Ho reso orgogliosa la mia famiglia, per la nostra cultura il medico è come un Dio. I miei sognavano un figlio dottore, ma forse non si aspettavano che tra due fratelli e tre sorelle sarei stato proprio io - racconta con grande umiltà il dottor Muhammad - Mi sento investito di una grande responsabilità, ma io penso solo a quello che posso fare per imparare al meglio ad aiutare gli altri».
Ed è stata la disavventura del Covid 19 ad avere un impatto molto forte su di lui perché il giovane concittadino (che abita in via Gallarana, in zona Policlinico), si è trovato in prima linea in un reparto di Terapia Intensiva proprio in piena emergenza.

In prima linea nell'emergenza

E così alla fine ha presentato una tesi che non poteva che intitolarsi «The COVID-19 pandemic: How to remodel the hospital ICU physiology», con il professor Paolo Severgnini, voto 108/110. Anche lui ha svolto un tirocinio pratico valutativo durante il curriculum di studi, secondo le nuove normative del Ministero dell’Università e della ricerca e del Ministero della Salute. Questo è il risultato di un iter legislativo di ormai due anni accelerato dall’emergenza Coronavirus: il decreto legge del 17 marzo 2020 ha riconosciuto il valore abilitante al titolo accademico e, in risposta alla grave situazione di emergenza sanitaria, ha consentito la deroga di attivare i tirocini a distanza.
In stretta collaborazione con gli Ordini dei medici di Varese e di Como, i nuovi camici bianchi dell’Insubria, tra cui il concittadino, si sono così formati mediante sessioni online nelle aree chirurgica, medica e di medicina generale e sono ora pronti a dare il loro contributo.
«Stavo lavorando su un’altra tesi sul trauma maggiore poi c’è stata l’emergenza e sono stato catapultato in Terapia intensiva al Sant’Anna di Como e lì c’erano i pazienti Covid perché nel frattempo i traumi venivano deviati a Niguarda e Varese», racconta il monzese.
«Quando il 26 marzo il mio maestro mi ha chiesto se volevo rientrare in servizio mi sono sentito subito di dire di sì. Mi hanno affidato una parte burocratica che li rallentava molto e mi sono occupato di quello, dall’organizzazione dei tamponi alla compilazione dei file con i parametri dei malati per il centro regionale di coordinamento».
Insomma, in prima linea.
«Era una patologia nuova di cui non conosciamo molto, quindi abbiamo tentato terapie sperimentali con buonissimi risultati visto che abbiamo avuto una mortalità in Terapia intensiva del 24% contro il 45% a livello nazionale - ha spiegato - La mia famiglia era preoccupata ma il senso del dovere ha prevalso. Ovviamente ho tenuto le distanze e sono stato molto attento perché mia mamma presentava fattori di rischio».

Studi pagati con sacrificio

Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando per pagarsi gli studi ha fatto davvero di tutto.
«Compreso il traduttore per la Commissione Umanitaria della Prefettura di Monza che valuta le richieste di asilo e di protezione internazionale - racconta Hassam - Ero molto timido, ma all’Università ha trovato la mia dimensione e non sono mai stato discriminato per le mie origini. I professori sono severi con tutti, ma la soddisfazione fu prendere la lode in un esame proprio per il professore più temuto». E se sogna lo fa ancora in grande, perché ha imparato che nulla è impossibile per gli audaci. «A settembre farò il concorso per rianimatore per poter così realizzare il mio sogno. Certo, se riuscissi ad arrivare al San Gerardo sarebbe stupendo, so che potrei crescere tanto anche se al Sant’Anna mi hanno trattato da collega ed è stata praticamente la mia seconda casa».

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