Per l'Anpi domani si ricorda la rigenerazione della Patria

"Furono 20 mesi di una guerra senza quartiere".

Per l'Anpi domani si ricorda la rigenerazione della Patria
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Per l'Anpi domani si ricorda la rigenerazione della Patria. 8 settembre 1943 – 25 aprile 1945: Guerra di Liberazione dal nazifascismo. "Furono 20 mesi di una guerra senza quartiere".

L'8 settembre

"Quando la radio annunciò l’avvenuto armistizio dell’Italia con le forze alleate anglo-americane, il Re era già fuggito e la mancanza di ordini superiori crearono lo sbandamento dell’esercito italiano - ha dichiarato lo staff della sezione monzese di Anpi - I tedeschi, che già dal 25 luglio avevano iniziato a far arrivare alcune divisioni dalla Germania, presidiando i punti strategici dell’Italia, riuscirono a catturare oltre 600 mila soldati, sottufficiali ed ufficiali che furono tradotti nei campi di concentramento in Germania: 45 mila di questi non sono più tornati. Molti resistettero ingaggiando veri e propri scontri: per la difesa di Roma nella battaglia di Porta San Paolo granatieri, paracadutisti e schiere di popolani combatterono con eroismo. In Grecia, sull’isola di Cefalonia, la divisione Acqui resistette alle forze tedesche fino alla fine. Dopo i combattimenti coloro che si arresero non furono fatti prigionieri ma tutti massacrati: i morti furono 9500 soldati su 11500 e 390 ufficiali su 525. Quelli che riuscirono a salvarsi si unirono alla Resistenza Greca. A Piombino, dopo furiosi combattimenti, venne vanificato un tentativo di sbarco tedesco proveniente dalla Corsica: nello scontro vi furono 500 morti e 200 prigionieri. Dopo l’8 settembre, diversi sfuggirono alla cattura nascondendosi e dandosi alla macchia; gruppi numerosi, organizzati soprattutto dagli antifascisti che operavano nella clandestinità, andarono in montagna e divennero Partigiani. Tra questi si distinsero i nostri Gianni Citterio e Gian Battista Stucchi. Il 9 settembre a Roma nacque il C.L.N. (Comitato di Liberazione Nazionale) che chiamò gli italiani alla lotta e alla resistenza. La guerra di liberazione durò 20 mesi: iniziò subito con le quattro giornate di Napoli durant le quali la popolazione insorta costrinse i tedeschi ad abbandonare la città ed il porto che era stato minato venne salvato. In Italia Centrale e al Nord sorsero numerose brigate partigiane di ogni tendenza politica, ma con un unico scopo, far finire la guerra e dare la libertà al popolo italiano, creando un sistema democratico, riscattando l’Italia dal fango in cui il fascismo l’aveva trascinata. NON DIMENTICHIAMO, TENIAMO VIVA LA MEMORIA STORICA. L’8 SETTEMBRE NON FU LA FINE DELLA PATRIA, MA LA SUA RIGENERAZIONE".

I fatti

  • L’esercito italiano, rimasto senza ordini, si sfalda. 600.000 militari sono fatti prigionieri e avviati ai campi di concentramento in Germania e Polonia. 45.000 non sono più tornati.
  • A Roma, Porta San Paolo, gruppi dell’esercito e civili tentano di fermare l’esercito tedesco senza riuscirci.
  • A Cefalonia, in Grecia, la Divisione Acqui (10.000 militari) si rifiuta di cedere le armi ai tedeschi. Nella battaglia che ne seguì, 4.000 italiani sono fatti prigionieri e in seguito sono tutti fucilati.
  • A Napoli la popolazione si ribella all’occupazione tedesca e, dopo 4 sanguinosissimi giorni, gli insorti costringono gli occupanti ad abbandonare la città, salvando il porto dalla distruzione.
  • Il Governo Badoglio riorganizza l’esercito italiano (Esercito di liberazione Nazionale) e dichiara guerra alla Germania a fianco degli Alleati anglo-americani.
  • Nell’Italia centro-settentrionale, dopo la liberazione di Mussolini, nasce la repubblica Sociale Italiana e si costituiscono altre formazioni para militari come la Decima Mas, la Muti, le Brigate Nere, la Guardia nazionale repubblicana e altre. L’esercito era al servizio dei tedeschi.
  • Ex militari, scampati alla cattura dopo l’8 settembre, renitenti alla leva della repubblica sociale e antifascisti si riuniscono e nascono le formazioni patriottiche e partigiane. Altre tragedie colpirono la popolazione civile:
  • Fucilazione dei 7 fratelli CERVI
  • 335 trucidati alle Fosse Ardeatine
  • 189 (di cui 157 giovani) massacrati a Boves (Cuneo)
  • 560 massacrati a Sant’Anna di Stazzema (quasi tutti anziani donne e bambini)
  • 67 fucilati a Fossoli
  • 42 fucilati a Fondo Toce
  • 125 impiccati alla Cascina Benedicta (Appennini)
  • Battaglia di Megolo (Repubblica dell’Ossola)
  • 1836 persone massacrate a Marzabotto (vecchi, donne e bambini)
    Queste sono le tragedie più note ma ogni paese e ogni città ebbero i propri martiri. Anche nell’Italia centrale la ritirata tedesca lasciò migliaia di morti. Durante gli scioperi del marzo 1944, tedeschi e fascisti si accanirono contro gli operai: ne deportarono a migliaia nei campi di concentramento. Pochi fecero ritorno. Nella guerra di Resistenza morirono: 46.000 tra partigiani e patrioti di cui 15.000 uccisi nelle stragi. La popolazione italiana fu a fianco dei partigiani e dei patrioti nel combattere per la fine della guerra e per la libertà.
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