Verano Brianza

Processo Tallarita, nuovo rinvio

La sentenza potrebbe arrivare nella prossima udienza, il 15 aprile

Processo Tallarita, nuovo rinvio
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Sentenza rinviata nel processo che vede coinvolto l'imprenditore di Verano Francesco Tallarita.  Il giudice, durante l'udienza che si è svolta questa mattina, lunedì 26 febbraio, ha richiesto un supplemento istruttorio sull’affidamento di un appalto del verde.

Una perizia di approfondimento

Una perizia per approfondire la posizione dell’imputata Angela Galbiati, cittadina biassonese, in relazione all’accusa relativa a un appalto del comune di Pessano con Bornago. A disporla, nella giornata di oggi, è stata la gup Francesca Bianchetti, nel processo per le vicende di corruzione sugli affari di Francesco Tallarita, imprenditore di Verano Brianza. Il magistrato ha voluto dunque un supplemento istruttorio sulle vicende dell’affidamento di un appalto del verde relativo al comune del milanese.

Nuova udienza ad aprile

E' stata quindi rinviata l’udienza al 15 aprile. In quella data potrebbe essere anche pronunciata sentenza per Tallarita, che dovrebbe patteggiare 4 anni e per altri imputati che hanno chiesto la pena concordata. Per chi ha scelto gli abbreviati, invece, le richieste di condanna formulate dal pm Marco Santini sono: 5 anni e 4 mesi per Angela Galbiati, cittadina biassonese, funzionaria dell'ufficio Lavori pubblici del comune di Pessano con Bornago, un anno e 4 mesi per Francesco Bonasera, residente a Bovisio Masciago, in servizio in Comune a Desio, un anno per Carlo Oggionni, dipendente in municipio a Pessano, 2 anni e 8 per Maurizio Cazzaniga, del settore territorio presso il comune di Biassono, 3 anni e 4 per Maria Cidoni, moglie di Tallarita, due anni e due per Enrico Rivolta e Massimo Sangiorgio, architetti presso il comune di Biassono.

Le accuse per Tallarita

Secondo le accuse, Tallarita ha creato una rete di contatti grazie alla quale riusciva ad accaparrarsi molti appalti di piccola o media rilevanza (totale stimato due milioni e mezzo di euro, per un profitto illecito di circa 260mila euro) attraverso tre società a lui riferibili, utilizzate a turno per aggirare il principio di rotazione di affidamenti.
Tecnici e funzionari «stabilmente asserviti» agli interessi del privato, sempre secondo le tesi dell’accusa. La Provincia di Monza e Brianza, nel frattempo, è uscita dal processo, dove si era costituita parte civile dopo che ha ottenuto un risarcimento dei danni da parte dei suoi dipendenti finiti a processo e dallo stesso imprenditore.

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