Protesta dei lavoratori (senza occupazione) in Prefettura: "Accordi disattesi"

Presidio della Fiom per chiedere il rispetto del protocollo d'intesa che prevedeva anche la reindustrializzazione del sito Ge

Protesta dei lavoratori (senza occupazione) in Prefettura: "Accordi disattesi"
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Protesta dei lavoratori (senza occupazione) in Prefettura: “Accordi disattesi”. Presidio della Fiom per chiedere il rispetto del protocollo d’intesa che prevedeva anche la reindustrializzazione del sito Ge.

Protesta dei lavoratori General Electric

Si è tenuto questa mattina, giovedì, davanti alla Prefettura di Milano in corso Monforte, il presidio di protesta degli ex lavoratori Alstom Power (poi General Electric) del sito di Sesto San Giovanni, ancora in attesa di essere ricollocati. “L’accordo del 2017, firmato proprio in Prefettura, è stato purtroppo rispettato solo parzialmente sia da Ge che dalle istituzioni regionale e comunale – hanno sottolineato dalla Fiom Cgil – Malgrado diversi incontri, sempre su richiesta del sindacato, è oramai lampante che a nessuno interessa davvero avviare un confronto risolutivo in merito alla ricollocazione dei lavoratori e alla reindustrializzazione del sito di Sesto”.

Occuparono anche lo stabilimento di viale Edison

I lavoratori rimasti senza occupazione, dopo la chiusura dello stabilimento Ge di viale Edison, erano stati anche i protagonisti di un’occupazione a oltranza della fabbrica. “A due anni dall’accordo, le politiche attive, spesso sbandierate come un vanto ed un valore aggiunto sia dalle aziende private che dalle Istituzioni, non sono mai state messe in campo, mentre il Comune di Sesto San Giovanni non ha informazioni o non vuole dare informazioni rispetto alla reindustrializzazione dell’area”, hanno aggiunto dalla Fiom, che questa mattina ha chiesto al prefetto di “riaprire un tavolo con tutti i soggetti interessati (General Electric, Regione Lombardia e Comune di Sesto San Giovanni) e di farsi garante dell’accordo sottoscritto, per rispetto verso gli ex lavoratori di Alstom Power da due anni disoccupati o con impieghi precari e ancora in attesa di risposte concrete”.

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