Lieto fine

Psicologa salva un bambino in piscina

La monzese Lucia Chiarioni era al posto giusto al momento giusto, ma dice: "Serve più formazione!"

Psicologa salva un bambino  in piscina
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Pochi attimi che hanno fatto la differenza tra la vita e la morte di un bambino di appena quattro anni.  La psicologa monzese Lucia Chiarioni era al posto giusto al momento giusto e solo per una casualità del destino domenica 30 aprile ha letteralmente salvato un bambino che stava annegando in un parco acquatico dove si trovava durante una vacanza con la sua famiglia.

Il salvataggio in piscina

«Una storia a lieto fine che avrebbe potuto trasformarsi in tragedia se non ci fosse stato qualcuno formato per intervenire», ha spiegato Chiarioni che fa parte del Suemp, la squadra di emergenza urgenza costituita nel 2014 dall’Ordine dei medici di Monza e Brianza che raggruppa una ventina di dottori e psicoterapeuti volontari appositamente formati per offrire sostegno alle persone in caso di emergenza.

Si tratta di una squadra con una doppia formazione che interviene in caso di tragedie se attivata, come fece nel 2016 a Bernareggio per l’occhio pollino o a Monza al Frisi quando si doveva supportare la scuola e i ragazzi dopo il suicidio di un compagno. «Ovviamente non ero in servizio, ma la formazione ricevuta è stata fondamentale per sapere come intervenire», ha detto Chiarioni lanciando un appello: «Tutti devono essere preparati perché si può fare la differenza».

E così è stato in questo caso quando alle 12 di domenica Chiarioni ha sentito gridare a bordo piscina: un bimbo di circa 4 anni era stato sollevato dall’acqua perché non si muoveva più. In quel posto affollato solo una mamma si era accorta che qualcosa non andava, il bimbo era fermo nell’acqua e ha dato l’allarme.

Il bimbo non stava più respirando

«Per fortuna lì vicino c’eravamo io e un medico. Il bimbo era già cianotico, in arresto e senza respiro - ha raccontato - L’addestramento ricevuto mi ha permesso di essere subito operativa. Lo abbiamo salvato! La sua vita era appesa ad un filo perché i soccorsi non sarebbero mai potuti arrivare in tempo. I bagnini, ragazzi giovani e inesperti erano completamente bloccati dalla paura».

Un momento surreale, ovviamente la gente grida, fa capannello, in molti forse non si rendono conto che un bambino può annegare anche in pochi centimetri d’acqua e soprattutto non fa rumore quando succede, così è più difficile accorgersi.

«E pensare che non dovevo nemmeno essere lì, ma in gita! Poi il tempo era brutto e abbiamo optato per la piscina al chiuso. E meno male, altrimenti non so se il bambino si sarebbe salvato», spiega Chiarioni che dopo il massaggio cardiaco ha visto il piccolo iniziare a sputare acqua e poi tornare a respirare. Ovviamente si è reso comunque necessario il trasporto del piccolo in elisoccorso e una notte in osservazione in ospedale, ma il giorno dopo è stato dimesso.

L'appello della psicologa

«Quando ha aperto gli occhi e ha incontrato i miei ho sentito un tuffo al cuore, lo avevamo salvato, era cosciente all’arrivo dei soccorsi e la mamma piangeva e mi ringraziava, poi mi ha mandato anche dei video tenerissimi per ringraziarmi, se ci ripenso ancora mi emoziono. Non lo dimenticherò mai più», ha ripreso Chiarioni, mandando però un messaggio forte e chiaro.

«Stavolta è andata bene, ma nei luoghi frequentati la sicurezza è un obbligo e un diritto per tutti, con particolare riguardo per i bambini. Noi non siamo stati eroi, abbiamo fatto quello che era giusto fare, e ci siamo trovati nel luogo giusto al momento giusto. Lo rifarei milioni di volte. Ora il piccolo è vivo, sta giocando coi suoi fratelli a casa, ma bisogna formare tutto il personale che fa assistenza, non basta un attestato per saper soccorrere, servono anche delle simulate perché quando ti trovi davanti un bimbo blu che non respira hai davanti minuti fondamentali perché i soccorsi se sei fortunato arrivano dopo 10 minuti. Questo bambino è stato fortunato, ma il prossimo?».

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