Monza, accoglienza profughi

Pullman della speranza, nuovi arrivi all'oratorio San Gerardo

I profughi, perlopiù mamme e bambini, sono stati accolti dall'avvocato monzese D'Antuoni insieme a Croce Rossa e alle famiglie del territorio

Pullman della speranza, nuovi arrivi all'oratorio San Gerardo
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Pullman della speranza, domenica mattina all'oratorio San Gerardo sono giunti altri 68 profughi ucraini scappati dalle guerra

Pullman della speranza

Sono stati quasi una settantina i profughi ucraini accolti domenica mattina all’oratorio San Gerardo di via Tranquillo da Cremona e arrivati in Italia grazie al coordinamento voluto dall’avvocato monzese Agostino D'Antuoni, già noto per aver organizzato l’arrivo del pullman carico di ucraini arrivato la scorsa settimana all’oratorio di San Pio X, e con l'aiuto dell'imprenditore Michele Raselli.

Per la quasi totalità mamme con bambini i profughi (ad esclusione di un papà e di un nonno) i profughi sono giunti a Monza intorno alle 8 a bordo dell’autobus partito il giorno precedente da Przemysl in Polonia, a circa otto chilometri dal confine ucraino.

Sono subito stati intercettati nel salone dell’oratorio dai volontari della Croce Rossa, dai medici e dagli infermieri e dalle interpreti che hanno prestato i primi soccorsi e fatto giocare i più piccoli, e dai volontari della Rosticceria Web, il bar dell’oratorio che ha preparato per loro la colazione.

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Pullman profughi ucraini a Monza
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Anche un bimbo e una mamma malati

"Abbiamo predisposto tutto perché il loro arrivo qui fosse il meno traumatico possibile ma anche piuttosto veloce - ha spiegato l’avvocato D’Antuoni - Sono infatti ancora tante le persone che chiedono di scappare dalla guerra e noi vorremmo cercare di intercettarne il maggior numero possibile. Anche perché esistono alcune condizioni di grave fragilità che hanno carattere di urgenza".

Fra queste, in particolare,  sul pullman domenica c’erano una donna e un bambino che, bisognosi di ospedalizzazione, sono stati trasportati l’una al San Gerardo e l’altro al Centro Maria Letizia Verga.

"La donna più segnatamente avrebbe dovuto raggiungere Monza insieme al marito, il quale è stato però bloccato alla frontiera - ha continuato - Vista la gravità della sua condizione fisica è stata dunque costretta a lasciare in Ucraina anche suo figlio piccolo perché il padre se ne occupasse".

 

 

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