Il regista Pupi Avati a ruota libera su Arcore, cinema e....

Il 78enne produttore cinematografico ospite al Festival della Letteratura

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"Ah ma allora Arcore non è famosa solo per Berlusconi".

E' iniziata con una battuta la conferenza stampa che ieri pomeriggio, lunedì, ha avuto come ospite il regista e maestro del cinema italiano Pupi Avati.

Il produttore cinematografico ieri sera, lunedì,  è stato il progatonista dell'incontro  che si è svolto al teatro Nuovo, in occasione del Festival della Letteratura.

Ma nel pomeriggio, alla pasticceria "Due Più" di via IV Novembre, si è intrattenuto con il direttore del Festival Alberto Moioli, con il sindaco Rosalba Colombo e gli assessori Paola Palma e Valentina Del Campo.

Pupi Avati a ruota libera...

"Menomale che Arcore è famosa non solo per Villa San Martino, ma anche per altro, per esempio per questo bellissimo Festival", ha sottolineato il regista che poi si è intrattenuto su vari argomenti: dallo stato di salute precario del cinema italiano ad un bilancio della sua vita, passando per il suo amore per la scrittura e ai rimpianti, come, per esempio quello di non aver mai diretto attori dal calibro di Alberto Sordi e Marcello Mastroianni.

Il cinema italiano

"La vera crisi del cinema italiano è oggi - ha raccontato Avati - I giovani non affollano più le sale, probabilmente mancano anche le idee oltre agli investimenti. Manca il coraggio di affrontare certe tematiche. Ma in generale il cinema mondiale soffre: basta pensare che a Cannes o a Venezia vincono film che non escono nemmeno nelle sale cinematografiche. Ora vanno molto di moda le serie tv americane che riescono ad attirare un pubblico eterogeneo, ma anche in questo caso noi italiani siamo indietro. Infatti le tamatiche trattate dalle nostre serie tv parlano solo di mafia, camorra, famiglia o preti e suore, francamente un pò troppo poco per riuscire a competere con colossi americani".

Il fenomeno Checco Zalone

"Checco è un genio perchè lui riesce a gestire molto bene la sua vita professionale - ha continuato Avati - Esce con un film, fa milioni di incasso e poi non si fa più vedere sulle scene per tanto tempo, fino a quando non sforna un altro copione. E' veramente bravo, ma si tratta di un caso isolato".

I rimpianti di una vita da regista

"Quando scrissi il copione del film "Cuore Altrove" pensavo di riuscire ad affidare un ruolo ad Alberto Sordi, ma lui, dopo aver letto la sua parte, rifiutò perchè mi disse che era troppo limitata. Forse sbagliai e il mio più grande rimpianto rimane quello di non essere riuscito a lavorare con lui, come con Marcello Mastroianni...".

Scrivere aiuta...

"Prima di diventare grandi dietro una cinepresa bisogna essere bravi a scrivere - ha continuato il regista - Prima lo facevo davanti ad una macchina da scrivere, ora davanti ad una tastiera del pc ma poco cambia. La scrittura mi da sensazioni uniche di libertà, anzi scrivere è un vero e proprio esercizio di libertà. Ho sempre sostenuto che se tutti imparassero a scrivere, a tenere un proprio diario personale, la sanità mentale avrebbe sicuramente meno problemi".

Un bilancio della sua vita

"Ho accettato l'invito di partecipare al Festival della Letteratura principalmente per un motivo: perchè all'età di 78 anni per forza di cose bisogna accettare la sfida e raccontare alle giovani generazioni cos'è la vita e quello che si conosce della vita in base alle proprie esperienze vissute. E' una cosa bellissima.  Anzi penso che chiunque raggiunga questa importante età, debba sentirsi in dovere di raccontare il suo vissuto ai ragazzi. Io provengo da una realtà contadina e a me la vita l'hanno raccontata i miei genitori e i miei nonni contadini".

 

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