Umanità

Riaprire subito l'ospedale ai parenti, al via la petizione

Salvagente è convinta si possa fare anche nei reparti Covid. E anche per le Rsa c'è fermento

Riaprire subito l'ospedale ai parenti, al via la petizione
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Ci sono i parenti che da giorni non hanno notizie dei loro cari ricoverati per Covid negli ospedali e chi da mesi non rivede il proprio parente ospite di una Rsa. A un anno dall’emergenza però dalla Brianza parte una mobilitazione che chiede di riaprire ai parenti ospedali e case di riposo.

La petizione

A farsene portavoce è stata Salvagente Italia, onlus di Monza, che ha avviato una petizione, ma da tempo in tal senso si sta muovendo anche il gruppo Facebook «Parenti Rsa Monza e Brianza». Si può aderire qui.
«Non è più marzo, allo scoppio dell’epidemia e in piena emergenza, adesso è passato quasi un anno ed è ora di parlarne. Vanno permesse le visite, e va umanizzato questo periodo - ha spiegato Mirko Damasco, presidente di Salvagente Italia - Non è un attacco al personale sanitario, ma è una richiesta di protocolli che gli ospedali possano seguire. Ora è lasciato alla singola iniziativa, ma ad esempio all’ospedale di Sesto nei reparti Covid con regole ferree i parenti entrano, quindi significa che si può fare ovunque».

Confusione anche nelle Rsa

La stessa situazione di confusione c’è nelle Rsa. In alcune le visite sono completamente bloccate da mesi, in altre invece sono state sospese solo tra ottobre e novembre e poi sono riprese grazie a vetrate in plexiglass, poi c’è chi, come la San Pietro di Monza ha creato anche la «stanza degli abbracci», montando per Natale, quasi come regalo per ospiti e parenti, tre strutture al Paese Ritrovato e nelle due Rsa. Grazie ai particolari manicotti protettivi i parenti hanno potuto inserire braccia e mani e accarezzare i loro congiunti, poi il tutto veniva igienizzato per la coppia parente-ospite successiva.

Molti operatori favorevoli

Ma anche questo passaggio secondo Stefania Parma, che da 20 anni lavora nelle Rsa della Brianza (ora ala Bellani di Monza), non basta. «Nei giorni scorsi mi sono ritrovata ancora una volta al capezzale di un'anziana in punto di morte, e ho passato con lei gli ultimi momenti, ma al mio posto avrebbero dovuto esserci i suoi cari, figli, nipoti, familiari. Mi chiedo fino a quando si farà finta che vada tutto bene e non si trovano soluzioni, (che ci sono!), per far sì che gli anziani ricoverati nelle Rsa abbiano diritto di vedere i loro cari e viceversa. Non basta una videochiamata o vedersi da un vetro, il decadimento psichico e cognitivo negli anziani che non vedono i propri cari da mesi è evidente, ne soffrono molto e su certe regressioni non si torna indietro».

Testimonianze agghiaccianti

Toccanti sono anche le testimonianze raccolte da Damasco da parte di molti parenti. «Una è quella di un figlio che da cinque giorni non ha notizie dal papà ricoverato in ospedale per Covid. Ci ha raccontato: “Mio fratello è andato di persona e dal citofono, dopo 15 minuti di attesa hanno risposto che è stabile. Abbiamo chiesto che venisse riacceso il cellulare. Va bene.. ma ad ora ancora nulla. Non chiedo di vederlo ma almeno di avere contatti quotidiani coi medici e poterlo sentire telefonicamente. Non è intubato, dovrebbe poter parlare”. Testimonianze così ne riceviamo tantissime - chiosa Damasco - Adesso è ora che di questa cosa si parli e si trovi una soluzione. L’affetto e la vicinanza dei propri cari per chi sta guarendo dal Covid è importante come le cure e va garantito con tutte le regole ferree necessarie».

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