Lo sfogo della mamma

Sei mesi senza un colpevole

Ancora senza sbocchi le indagini sull’omicidio del 22enne Simone Stucchi, ucciso a settembre a Pessano con Bornago.

Sei mesi senza un colpevole
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«Vogliamo che sia fatta presto giustizia. Lo dobbiamo a Simone e ai suoi amici: chi ha sbagliato deve pagare e deve dirci perché ha compiuto un gesto così violento contro nostro figlio, perché...».
E’ questo il nuovo accorato appello lanciato nei giorni scorsi da Daniela Grassi e Massimiliano Stucchi, i genitori di Simone Stucchi, il 22enne di Vimercate assassinato la sera dello scorso 29 settembre durante una rissa organizzata su internet tra gruppi composti da giovani e giovanissimi a Pessano con Bornago.

Sei mesi senza un colpevole

Sono passati sei lunghissimi mesi da quella sera di fine settembre. Oltre una trentina di indagati e un’inchiesta che non è ancora arrivata alla svolta che sembrava vicina già nelle ore successive all’omicidio. Eppure, ancora il nome del colpevole non c’è.
Lentamente, e non senza fatica, i genitori di Simone stanno cercando di tornare alla normalità nella loro edicola di via Vittorio Emanuele a Vimercate, anche se sono consapevoli che nulla sarà più come prima.
Il giovane, ricordiamo, venne assassinato la sera dello scorso 29 settembre durante una rissa tra gruppi composti da giovani e giovanissimi. Uno scontro con sassi mazze e purtroppo coltelli avvenuto a Pessano con Bornago. Una zuffa nata per futili motivi sui social nelle settimane precedenti e sfociata in violenza che si è poi conclusa in tragedia.

«Non è facile ma stiamo ancora cercando di raccogliere le forze per andare avanti - hanno sottolineato i genitori di Simone raggiunti la scorsa settimana in edicola - Cerchiamo di non pensare a quanto accaduto ma non è semplice. Qualche cliente chiede, ma la maggior parte percepisce il nostro dolore. C’è una domanda che risuona nelle nostre menti, che non ci lascia in pace dalla mattina alla sera: perché? Perché è accaduto tutto questo? Non riusciamo a trovare risposte. Crediamo fortemente nella giustizia, sappiamo che si tratta di una indagine complessa perché coinvolge molte persone, alcuni di essi minori. Ma abbiamo bisogno di avere giustizia, lo dobbiamo al nostro Simo».

Gli indagati

Dell’assassino non si ha ancora il nome. Nelle ultime settimane ci sono stati importanti passi avanti nelle indagini ma non è stato ancora individuato nessun colpevole. Risultano iscritti al registro degli indagati ben trenta giovani appartenenti alle due diverse «fazioni», tutti identificati nei mesi scorsi e che, secondo le ricostruzioni, hanno partecipato attivamente allo scontro fatale. Concorso in omicidio e rissa aggravata le ipotesi di reato per i ragazzi. Tra di loro pare ci siano anche alcuni minorenni. Secondo quanto emerso dall’autopsia, affidata a Cristina Cattaneo, il medico legale dei delitti celebri (da Yara Gambirasio a David Rossi, da Stefano Cucchi a Imane Fadil) e dei migranti morti in mare, sul corpo di Simone sarebbero state trovate tracce di Dna appartenenti a un’altra persona. Se questo dovesse combaciare con quello di uno dei trenta indagati, diventerebbe di fatto la firma dell’assassino e la prova regina per poterlo incastrare. Tuttavia non è escluso che le tre coltellate che gli sono state fatali possano essere state inferte da più mani. Al momento non risulta però che il colpevole o i colpevoli abbiano confessato. Un’indagine talmente complessa che ha coinvolto anche i Ris di Parma.

«Al momento non sappiamo nulla delle indagini, non abbiamo novità rispetto a quello che si sa già, è tutto secretato e non esce nulla - hanno continuato i genitori di Simone - Quello che in questo momento ci preme sottolineare è che Simone è stato una vittima di tutto quello che è successo e la sua immagine non deve essere sporcata in nessun modo. Simone ha sbagliato ad andare quella sera a Pessano, ma non c’entrava nulla con quella lite, era lì solo per difendere un amico. E poi, purtroppo, sappiamo com’è andata. Da quella sera stiamo vivendo un ergastolo dal quale difficilmente usciremo».

Anche sull’arma del delitto rimangono ancora interrogativi a cui dare risposta. Sul luogo, a Pessano, è stato infatti ritrovato un coltello, ma non è ancora noto se sia quello che ha inferto la pugnalata mortale o se sia soltanto una delle tante armi che i due gruppi avevano portato con loro quella tragica notte.

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