Seregnese nei guai: è accusata di maltrattamenti ai danni dei figli minorenni

In corso il processo presso il Tribunale di Monza. Nel procedimento penale è parte civile l’ex marito e padre dei due bambini.

Seregnese nei guai: è accusata di maltrattamenti ai danni dei figli minorenni
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Maltrattamenti ai danni dei figli minorenni, che avrebbero assistito ad alcuni rapporti sessuali della mamma con altri uomini.  E’ l’accusa di cui deve rispondere una 39enne seregnese nel processo in corso presso il Tribunale di Monza davanti al giudice monocratico Gianluca Tenchio. Nel procedimento penale è parte civile l’ex marito 49enne e padre dei due bambini.

Maltrattamenti ai danni dei figli minorenni, nel guai una seregnese. In corso il processo

All’inizio dell’udienza delle scorse settimane è stata ascoltata la psicologa che aveva condotto l’audizione con la minore, alla presenza del Pm. In aula ha sottolineato che in casi simili "è difficilissimo capire qual è il limite tra ciò che la bambina sente e vede direttamente e quello che acquisisce dalle parti in conflitto".

La testimonianza della tata di famiglia

In aula ha testimoniato anche la tata di famiglia, che aveva lavorato in casa per oltre due anni a partire dal settembre 2016, quando il figlio minore aveva pochi mesi di vita.
La 45enne seregnese ha spiegato le condizioni dell’imputata dal gennaio 2018: "Ho incominciato a trovarla sempre che puzzava di vino la mattina" e in casa c’erano "bottiglie di birra, di vino e addirittura calici rotti". Al suo arrivo nell’appartamento il piccolo "mi si attaccava spesso alle gambe" e la maggiore era "più di una volta spaventata, mi voleva parlare, ma lei non mi dava modo di farlo".

Una mattina la mamma aveva strattonato il figlioletto che non voleva indossare gli occhialini ("L’ha buttato sul divano e gli ha tirato due sberle con violenza"), in un’altra circostanza il piccolo aveva dei lividi sul volto che la madre attribuiva alla caduta da uno sgabello. Nel dicembre 2019, dopo una sberla era dovuto ricorrere alle cure del Pronto soccorso di Carate.

La tata ha riportato le parole del titolare di un bar vicino all’abitazione, secondo il quale spesso doveva accompagnare a casa la donna con i bambini perché era ubriaca. In un’altra occasione la baby sitter aveva dovuto suonare il citofono e messaggiare per un paio d’ore prima di farsi aprire ed entrare in casa: il bambino "aveva il pannolino che gli toccava quasi in terra" e "sentivo la voce di un uomo", che però non aveva visto di persona. Sono state riferite anche le confidenze della bambina alla baby sitter: "La mia mamma fa sempre venire gli uomini, girano nudi per casa", aggiungendo i nomi di tre compagni.

La teste ha spiegato di aver ricevuto "parecchie minacce" dall’imputata, che le aveva offerto dei soldi per non parlare con il marito ("Non voleva che mi incontrassi con lui"), e anche dell’uomo di cui si era innamorata.

Gli episodi segnalati ai Carabinieri

Due gli episodi segnalati ai Carabinieri, che secondo la baby sitter coinvolgono il compagno dell’imputata: "Mi ha messo una bomba molotov sotto casa, quando a ottobre dovevo venire a testimoniare - ha riferito la 45enne - E mi ha fermato nel gennaio scorso mentre stavo camminando, era su una macchina nera guidata da un’altra persona: “Cosa ti guardi? Sei testimone, vedrai che la finirai”".
La tata ha inoltre spiegato di aver lavorato fino all’autunno del 2018, quando la madre "è stata allontanata da casa" e i figli sono stati affidati al papà per decisione del Tribunale.

Nel contro esame del teste, l’avvocato dell’imputata ha chiesto spiegazioni su alcuni messaggi inviati alla mamma quando già era diventata aggressiva con il figlio (ma alcuni non sono stati riconosciuti dalla tata, perché erano stati modificati). Infine il legale ha domandato perché alcuni episodi non erano stati riferiti dalla baby sitter agli investigatori in sede d’indagine: "Mi vergognavo", la sua risposta.

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