Guardia di Finanza

Sgominata associazione a delinquere con sede a Concorezzo

Sfruttamento della manodopera, frode fiscale e autoriciclaggio per decine di milioni di euro.

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Un’associazione a delinquere dedita allo sfruttamento della manodopera, alla frode fiscale, al reimpiego di capitali illeciti e all’autoriciclaggio con base a Concorezzo.

I finanzieri del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Imperia, coordinati dalla locale Procura della Repubblica diretta dal Procuratore Capo Dr. Alberto Lari, hanno individuato un’associazione a delinquere dedita allo sfruttamento della manodopera (caporalato), alla frode fiscale, al reimpiego di capitali illeciti e all’autoriciclaggio.

Profitti illeciti per 23 milioni di euro

Attività che avrebbe sfruttato migliaia di lavoratori impiegati nei settori della logistica e dei servizi alle imprese, conseguendo ingenti profitti illeciti per circa 23,5 milioni di euro a titolo di retribuzioni e contributi non versati.

Dalla Liguria a Concorezzo

Le indagini, svolte nell’ambito dell’operazione “Mecenate”, sono stati avviate a seguito di alcune segnalazioni di operazioni sospette, riguardanti un imprenditore originario di Arma di Taggia, a capo di un gruppo societario (la cui società capogruppo ha sede a Concorezzo) specializzato nei servizi di logistica e pulizie.

Circa 30 persone coinvolte e 1.300 lavoratori interessati

Dagli accertamenti bancari emergeva, fin da subito, la complessa struttura operativa del gruppo, composta da numerosi soggetti imprenditoriali (una trentina circa), frammentata ed articolata su due livelli: un primo livello costituito da cooperative prive di qualsivoglia profilo mutualistico, nelle quali erano inquadrati gli oltre 1.300 lavoratori impiegati su tutto il territorio nazionale; un secondo livello
costituito dallo “schermo” di società di capitali affidate a fiduciari e/o prestanome, che appaltavano i servizi richiesti.

Retribuzioni inferiori del 40%

Una struttura, questa, che avrebbe consentito al principale indagato di generare nel tempo illeciti e rilevanti proventi, reimpiegati in epoca recente in attività economiche sulla piazza di Sanremo. I lavoratori delle cooperative venivano “reclutati” concordando la sola retribuzione oraria, già di per sé inferiore a quella prevista dai contratti collettivi nazionali di settore (mediamente la retribuzione corrisposta era inferiore rispetto a quella prevista nella misura del 30/40%) ed impiegati in turni di lavoro prolungati anche oltre l’ordinario, con la violazione sistematica della normativa in materia di orario di lavoro e privi di qualsivoglia forma di assenza retribuita.

Il blitz nella sede di Concorezzo

Dalle intercettazioni telefoniche, dalle testimonianze dei lavoratori, dai documenti sequestrati presso la sede della società capogruppo situata a Concorezzo e dall’analisi della documentazione digitale recuperata da vari computer (gli indagati distruggevano mensilmente i fogli-presenze cartacei su cui annotavano le ore svolte dai lavoratori), sono state ricostruite le condizioni di sfruttamento a cui erano sottoposti i lavoratori, in un regime di assoggettamento, messo in atto approfittando dello stato di bisogno e della necessità di un posto di lavoro, spesso unico mezzo di sostentamento per le famiglie dei lavoratori e, per numerosi extracomunitari impiegati, condizione necessaria per godere di un valido permesso di soggiorno in Italia.

I caporali

L’articolato sistema, messo in pratica da un sodalizio composto a vario titolo da circa trenta persone, tra cui anche un consulente del lavoro di Milano, prevedeva che alla fine di ogni mese i “caporali” comunicassero, al vertice direzionale, le ore di lavoro prestate da ogni lavoratore presso le singole cooperative. Tali dati venivano poi comunicati allo studio del consulente affinché i suoi dipendenti ricostruissero artificiosamente le buste paga su un numero inferiore di ore e aggiungendo voci “accessorie” della retribuzione (indennità di trasferta, permessi non goduti, gratifica natalizia, ferie non godute, ecc.), con il fine unico di abbattere l’imponibile contributivo e fiscale ma consentendo, alle aziende, di risultare apparentemente e formalmente in regola.

Nel mese di gennaio 2019, i lavoratori in questione scioperarono in massa mettendo in difficoltà i punti vendita, ubicati sul territorio nazionale, del principale committente dei servizi di pulizie e facchinaggio, un gruppo internazionale di moda, estraneo alle contestazioni.

Una prima regolarizzazione per 15 milioni di euro

Nei mesi successivi  è stata quindi avviata la regolarizzazione delle buste paga, in conformità ai contratti collettivi nazionali e nel rispetto delle norme giuslavoristiche, con la corresponsione complessiva di circa 15 milioni di euro, di cui una parte a favore dei lavoratori, quali retribuzioni non corrisposte, ed il rimanente all’INPS a titolo di contributo previdenziale ed all’Erario a titolo di oneri fiscali.

Il riscatto delle polizze assicurative e il nuovo sequestro

Le investigazioni, tuttavia, sono proseguite e hanno portato, nel giugno dello scorso anno, a primi sequestri delle Fiamme Gialle di polizze assicurative, in capo al principale indagato, per un importo pari a oltre 900 mila euro. Da ultimo, avendo avuto notizia di un massiccio e contemporaneo tentativo di riscatto di ulteriori numerose polizze assicurative riconducibili alle diverse società facenti capo al medesimo, la Compagnia di Sanremo ha eseguito il 18 febbraio scorso un ulteriore decreto di sequestro preventivo per circa 1,3 milioni di euro. Entrambi i sequestri venivano convalidati dal G.I.P. del Tribunale di Imperia.

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