"Si facevano selfie col moribondo" - TESTIMONIANZA SHOCK

Dopo che l'uomo soccorso tardi in strada è morto, emergono particolari agghiaccianti dal racconto di chi lo ha aiutato

"Si facevano selfie col moribondo" - TESTIMONIANZA SHOCK
Pubblicato:
Aggiornato:

E’ arrivato a Monza con la speranza di costruirsi una vita migliore. Invece Hassen Ahmima è morto nell’indifferenza generale. Sabato scorso il 50enne ha accusato un malore in largo Mazzini, ma i passanti, scambiandolo per un ubriaco, non si sono curati di chiamare i soccorsi. Anzi. Qualcuno ha pure tentato di rubargli scarpe e portafoglio. Solo un uomo si è fermato e ha allertato la Polizia locale. E ora racconta: «Ho visto persino ragazzini farsi i selfie con il moribondo per terra».

LEGGI ANCHE: Soccorso tardi, è morto - "SERVE UNA TARGA"

La testimonianza shock

Quell’uomo «normale» che non ha tirato dritto davanti a una persona in difficoltà si chiama Giorgio Sala, ha 65 anni ed è un affermato professionista monzese nell’ambito delle mediazioni immobiliari. Abita in centro e sabato dell’altra settimana stava portando a spasso il suo cagnolino (che tanto per dire arriva da un canile). Ed è lui a raccontare quanto è realmente accaduto.
«Avevo il dubbio che potesse essere una persona che aveva esagerato con l’alcool dal momento che si ritrovano proprio in largo Mazzini a bere, ma poi mi sono ricordato che il papà di un mio amico aveva avuto un infarto per strada ed era stato soccorso tardi proprio per lo stesso motivo e si era salvato in quel caso perché una buona anima aveva chiamato i soccorsi». Non è andata altrettanto bene a Hassen Ahmima che dalla Tunisia era venuto in Italia cercando fortuna, che aveva di certo già dei problemi di salute, ma che è stato lasciato morire su una strada fredda in una serata di primavera nella città di Monza in cui aveva scelto di vivere. Perché è impossibile stabilire da quanto tempo fosse stato steso a terra quando si è fermato Giorgio Sala. Forse potrebbero dirlo le telecamere tra corso Milano e via Manzoni se hanno inquadrato la scena. Ma di sicuro sappiamo quello che è successo dopo.

Gli sciacalli

«Ho chiamato la Polizia locale, ho spiegato la situazione e quando gli agenti sono arrivati sul posto e hanno provato a scuoterlo, hanno detto che sembrava russasse, ma probabilmente erano rantoli. Dopo 4-5 minuti hanno allertato la Croce Rossa che è arrivata dopo altri dieci minuti - continua Sala - A quel punto hanno attaccato il defibrillatore e hanno iniziato il massaggio cardiaco. Quindi sul posto è arrivata anche l’automedica ed è continuata la rianimazione».
Quindi Giorgio Sala, capendo di aver fatto quello che un cittadino qualunque poteva fare, è tornato a casa. Ma quello che lo ha colpito di più è quello a cui ha assistito mentre aspettava l’arrivo degli agenti. «Ho visto ragazzini che si fermavano e si facevano un selfie con l’uomo steso a terra dietro, senza porsi il problema di chiamare aiuto. Uno ha detto addirittura: “Rubiamogli le scarpe che sono belle”». Non sono mancati quindi nemmeno i disonesti. «C’erano anche due stranieri in bici che si sono avvicinati e miravano probabilmente al portafoglio, ma appena mi sono fatto vedere, sono scappati via».

Il finale tragico

Alla fine Hassen è arrivato in ospedale in condizioni disperate ed è morto meno di due giorni dopo. In tasca il portafoglio lo aveva ed è stato possibile scoprirne d’identità e avvertire i famigliari. La mamma si trova in Tunisia, ma in ospedale è stato raggiunto dai parenti. E ora la salma è stata messa a disposizione del magistrato che ha disposto l’autopsia. Forse l’esame autoptico potrà anche spiegare cosa sia accaduto all’uomo e se avrebbe potuto salvarsi. «Fa riflettere che nessuno abbia preso un cellulare per chiamare aiuto. Non penso di essere io quello speciale, sono gli altri a non essere normali. Quelli che si fanno i selfie, quelli che tirano dritto, quelli che vogliono derubare un uomo in fin di vita», conclude amaramente Giorgio Sala. C’è stato solo un giovane che è rimasto lì vicino a lui tutto il tempo ed era una guardia della vigilanza privata che passava di lì e che si è fermato. «Gli ho detto che avevo già chiamato, lui ha avvisato il suo comando e ha aspettato con me».

Il servizio completo a cura di Diana Cariani sul Giornale di Monza ancora in edicola.

Seguici sui nostri canali
Necrologie