Si innamorano tra le tavolozze e cominciano una seconda vita
Lui ha 80 anni, lei 64, e si sono incontrati quattro anni fa ad una mostra d’arte. Da allora, come due novelli Diego Rivera e Frida Kahlo, hanno fatto dell’amore il motore della loro creatività.

Lui ha 80 anni, lei 64, e si sono incontrati quattro anni fa ad una mostra d’arte. Da allora, come due novelli Diego Rivera e Frida Kahlo, hanno fatto dell’amore il motore della loro creatività.
Arte e amore
I monzesi Mario Setti e Rossana Russomanno sono i due artisti che hanno realizzato l’oggetto testimonianza legato alla Rivisitazione storica di quest’anno, ovvero le formelle floreali ispirate ai motivi ornamentali in pastiglia dorata che fanno da sfondo agli affreschi zavattariani in Duomo. Un fatto fortuito? Non proprio. Com’è ben noto, infatti, le più grandi opere d’arte nascono dai sentimenti più profondi. E guarda caso, gli affreschi dipinti nel 1441, non sono stati altro che il pretesto per celebrare le auguste nozze fra Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza. Un legame piuttosto ben assortito quello fra i due nobili, che sembra ricalcare l’intesa perfetta esistente fra i due creatori monzesi.
Arte e bellezza
Se per Setti l’arte e la bellezza sono infatti una componente imprescindibile dell’esistenza, per Russomanno, che lui definisce «splendida compagna», il bisogno di creare non è certo meno importante. Insegnante alla scuola primaria «Volta», lei è divenuta celebre in città per le sue creazioni con il raku, un’antichissima tecnica di costruzione e cottura della ceramica di origine giapponese, ispirata allo spirito zen.
Le formelle
E quando decidono di mettersi all’opera e forgiare, si rinnova ogni volta una misteriosa magia che riesce a dare vita a pezzi di rara bellezza. Fra questi, ovviamente, ci sono anche le formelle commissionate da Ghi Meregalli, cui i due artisti hanno cominciato a lavorare fin da quest’inverno. Realizzate in resina poliuretanica, colata in appositi stampi in gomma siliconica, le formelle dopo innumerevoli ritocchi sono state rivestite con particelle metalliche, nella variante ossidata. Così da giungere a simulare quella preziosità che contraddistingue i decori presenti nella cappella zavattariana. Un lavoro meticolosissimo, dunque, che si richiama all’arte bizantina e rinascimentale, nelle quali le pastiglie d'oro servivano a esaltare l'effetto visivo delle aureole dei santi, o il brillare del sole, possibile anche grazie alle attrezzature disponibili nell’azienda di Setti. E alla volontà della coppia di contribuire a infondere linfa vitale alla millenaria storia di Modoetia