Sono saliti a 13 gli indagati per lo scandalo del tempio crematorio
Tra questi anche la moglie e il padre dell’amministratore delegato Ravetti. Il caso ha avuto ripercussioni anche in Brianza.

Sono saliti a 13 gli indagati per lo scandalo del tempio crematorio: tra questi anche la moglie e il padre dell’amministratore delegato Ravetti.
Sono saliti a 13 gli indagati per lo scandalo del tempio crematorio
Nuovi sviluppi nell'indagine sul forno crematorio di Biella. Prima di Natale era stato scarcerato Alessandro Ravetti, 40 anni e amministratore delegato della Socrebi, l’azienda che gestiva appunto il il tempio crematorio.
Era stato arrestato il 26 ottobre quando scoppiò il caso. Un caso che aveva creato non poche preoccupazioni anche in Brianza. Tra le vittime di questa terribile vicenda infatti ci sarebbero anche i familiari di alcuni defunti brianzoli e nelle ore immediatamente successive al sequestro del forno molte imprese funebri, anche della zona, si erano precipitate a Biella per recuperare le salme non ancora cremate.
Ravetti, in base a quanto riporta LaProvinciadiBiella.it forse ha confessato o le sue dichiarazioni hanno convinto la procura di Biella. Gli indagati salgono a 13, tra cui anche la moglie e il padre dell’amministratore delegato, oltre ad alcuni dipendenti.
La testimonianza di una seregnese
Le accuse vanno dalla violazione di sepolcro alla distruzione di cadavere, fino a reati ambientali.
Drammatica, proprio in relazione a questa vicenda, la testimonianza raccolta nelle scorse settimane di una donna di Seregno che, dopo lo scandalo, denuncia “Non so se le ceneri nell’urna sono di mio marito”.
Ora si aspetta la relazione della patologa
A seguito di queste analisi sono scattate oltre alle accuse di distruzione di cadavere e violazione di sepolcro, quella di truffa. Altre indicazioni e informazioni utili alla complessa inchiesta dovrebbero arrivare dalla relazione della patologa forense Cristina Cattaneo, al cui laboratorio sono stati consegnati circa 240 chili di ceneri e ossa trovate all’interno del forno crematorio di Biella al momento del sequestro della struttura. Materiale ammucchiato in scatoloni pronto per essere gettato in discarica.