«Spennarono» un vedovo con la promessa dell’amore: due cesanesi condannate per circonvenzione d’incapace
Un 63enne sarebbe stato «alleggerito» di 110mila euro dopo aver risposto all’annuncio di un’agenzia di incontri. La replica della titolare "Non c’entro nulla, ricorrerò in Appello"
Avevano ingannato (e «spennato») un vedovo valtellinese con la promessa di fargli incontrare l’amore: condannate in primo grado a due anni di reclusione ciascuna per circonvenzione di incapace (pena sospesa) Maria Lucia, 63 anni, e Graziella Alessandra Calò, 59 anni, entrambe residenti a Cesano Maderno.
Due cesanesi condannate per circonvenzione d’incapace
I fatti tra febbraio 2017 e gennaio 2018. Tutto è iniziato quando l’uomo, con sindrome depressiva, aveva risposto, su una rivista in Valtellina, all’annuncio di un’agenzia di incontri con sede a Seveso.
In base a quanto ricostruito dagli inquirenti, Maria Lucia aveva infatti pubblicato un annuncio su un settimanale locale valtellinese nel quale prospettava la disponibilità di una donna tra i 55 e i 60 anni per matrimonio o convivenza.
All’annuncio aveva risposto un vedovo, all’epoca 63enne, residente a Teglio, che poi aveva incontrato Lucia per siglare l’accordo: alla donna 500 euro per un anno di iscrizione all’agenzia matrimoniale, all’uomo la conoscenza di «Silvana», di Morbegno, che in realtà, secondo quanto emerso dalle indagini, era Graziella Alessandra Calò.
Tra i due era iniziata una relazione per lo più telefonica, e la donna, quasi da subito, aveva cominciato a chiedere all’uomo soldi per i più svariati motivi. Una volta era per aiutare i figli in difficoltà economiche, un’altra per saldare un debito, un’altra ancora per non perdere la caparra per l’acquisto della casa. Alla fine, a conti fatti, sarebbe riuscita a intascare 110.900 euro.
A quel punto, era dicembre 2017, era svanita nel nulla. Inutili i tentativi del valtellinese di mettersi in contatto con lei. Lucia, che sosteneva di non avere più visto né sentito Silvana, avrebbe intanto tentato un nuovo raggiro approfittando della fragilità e della solitudine del vedovo: 3.500 euro per siglare un altro contratto con l’agenzia e, allo stesso tempo, rintracciare Silvana grazie all’aiuto di un investigatore privato.
La scoperta dei figli
Scoperto il conto corrente prosciugato, i figli del vedovo gli avevano aperto gli occhi e lo avevano convinto a sporgere denuncia ai Carabinieri di Teglio. E proprio i militari si sono presentati all’appuntamento fissato tra la cesanese e il valtellinese raggirato nel gennaio 2018 per la sottoscrizione del nuovo accordo.
Mercoledì scorso, al termine del processo al Tribunale di Sondrio (titolare del procedimento il pm Stefano Latorre), il giudice Valentina Rattazzo ha condannato le imputate a due anni di reclusione, pena sospesa, a condizione che paghino in solido 75mila euro alla vittima entro 9 mesi dal passaggio in giudicato della sentenza.
Soddisfatto l’avvocato Francesco Romualdi di Sondrio, a cui si era rivolto l’uomo (che era in aula al momento della sentenza): «Attendiamo di leggere le motivazioni», il commento del legale.
«Non c’entro nulla, ricorrerò in Appello»
«Non c’entro nulla con questa storia. Ricorrerò in Appello e chiederò anche il risarcimento danni». Rigetta tutte le accuse la 63enne Maria Lucia, titolare di un’agenzia matrimoniale attiva a Seveso dal 2004.
«In quasi vent’anni di attività non mi è mai successa una cosa del genere, ho sempre garantito serietà e professionalità ai miei clienti e non accetto che questo episodio metta in cattiva luce il mio lavoro», ci ha detto lunedì Maria Lucia, contattata telefonicamente.
La cesanese fornisce quindi la sua versione dei fatti:
«Il signore in questione si è iscritto alla mia agenzia matrimoniale nel 2017, ma era cliente anche di un’altra agenzia e pubblicava annunci anche autonomamente», spiega.
Dietro a «Silvana», secondo Lucia, non si nasconderebbe quindi Graziella Alessandra Calò, la 59enne cesanese che in quel periodo collaborava con la 63enne:
«Mi aiutava a gestire le telefonate, soprattutto quando avevo molte richieste, faceva un po’ da segretaria. Ma se avessi voluto truffare quell’uomo non avrei di certo chiesto l’aiuto di una persona che lavorava con me in sede».
Secondo Lucia il valtellinese non avrebbe conosciuto la donna che poi l’ha derubato tramite la sua agenzia matrimoniale, salvo poi accusarla nel momento in cui si è visto sparire migliaia e migliaia di euro:
«Noi non c’entravamo nulla, ma quando si è accorto di essere stato raggirato ci ha indicato come responsabili per recuperare i suoi soldi. Ma io non ho rubato alcunché e quindi non intendo restituire nulla».
La titolare dell’agenzia, inoltre, sostiene che «il certificato che accertava che l’uomo fosse incapace di intendere e di volere è stato fatto fare nel 2018, dopo che è scoppiata la vicenda. Quando lui si era iscritto da noi non ci risultava che avesse questo tipo di problema».
Per difendere il buon nome dell’agenzia, «e non lasciare che venga infangato da queste accuse infondate dopo vent’anni di lavoro», Lucia porterà avanti una battaglia legale:
«Ricorrerò in Appello e se servirà perfino in Cassazione - ribadisce convinta - Perché devo pagare per una colpa che non ho e per qualcosa che non ho fatto?».