Strage in Tribunale: confermato il carcere a vita per Giardiello
L'imprenditore, per anni residente a Brugherio, dopo la fuga era stato fermato a Vimercate
Strage in Tribunale: confermato il carcere a vita per Giardiello. L'imprenditore, che per anni ha vissuto a Brugherio, dovrà scontare l'ergastolo per aver ucciso, il 9 aprile di due anni fa, tre persone a Palazzo di Giustizia di Milano. Lo ha deciso oggi pomeriggio la Corte d’Appello di Brescia
Strage in Tribunale
Era la mattina del 9 aprile 2015 quando Giardiello, imputato in un processo per bancarotta, decise di attuare il suo terribile piano. Il 58enne si presentò al varco di via san Barnaba del Tribunale meneghino e riuscì a entrare con una borsa nella quale aveva nascosto una pistola avvolta in un panno senza che nessun addetto alla sicurezza se ne accorgesse. Per questo a processo era finita anche una guardia giurata, Roberto Piazza, di Brugherio, che è stato poi assolto.
Le vittime
Giardiello raggiunse il terzo piano dove avrebbe dovuto presenziare all’udienza del processo che lo vedeva imputato, impugnò la pistola e sparò contro l’ex socio in affari Giorgio Erba, coinvolto nello stesso processo per bancarotta e contro l’avvocato Lorenzo Claris Appiani, che stava testimoniando, uccidendoli sul colpo. Poi, dopo aver ferito Davide Limongelli e Stefano Verna, che avrebbe dovuto testimoniare, scese di un piano, entrò nell’ufficio del giudice Fernando Ciampi, che si era occupato della sua pratica del fallimento, uccidendolo a sua volta.
La fuga
Dopo la strage Claudio Giardiello era riuscito a darsi alla fuga a bordo di uno scooter. Subito era partita la caccia all'uomo e il killer venne poi arrestato dagli uomini dell’Arma alle Torri Bianche di Vimercate.
Il processo
In primo grado Giardiello era già stato condannato all’ergastolo per triplice omicidio, ma la difesa, rappresentata dall’avvocato del Foro di Brescia Marino Colosio aveva presentato appello, puntando dichiaratamente a far riconoscere lo stato di infermità mentale di Giardiello nel momento in cui compì la strage. Oggi la svolta. Il sostituto procuratore generale di Brescia Gianpaolo Zorzi aveva chiesto la conferma della condanna all’ergastolo e il tribinale gli ha dato ragione