violenza sessuale aggravata

Stuprò 16enne in mansarda: chiesti sei anni

I fatti si consumarono a San Fruttuoso, Monza

Stuprò 16enne in mansarda: chiesti sei anni
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Stuprò 16enne in una mansarda di San Fruttuoso, a Monza: chiesti sei anni.

Violenza su una 16enne

La richiesta di pena arriva martedì, al termine della requisitoria del pubblico ministero Sara Mantovani, che chiede la condanna a 6 anni e 4 mesi di reclusione per il presunto violentatore – il 27enne S.M., oggi residente a Cavenago - accusato per fatti denunciati sette anni dopo gli incontri avvenuti in una mansarda di Monza (a San Fruttuoso) con delle ragazzine minorenni all’epoca del fatto.

Per la decisione del gup Francesca Bianchetti (il processo si celebra con il rito abbreviato), si attende l’udienza del 3 luglio.

La ricostruzione delle violenze

Due le parti offese, una delle quali, assistita dall’avvocato Paolo Pozzi, si è costituita parte civile. Tutto comincia con tre amiche ventenni sedute in un bar, intente a scambiarsi chiacchiere e confidenze, nel mese di aprile 2021.

La vittima aveva 16 anni

La confessione di una di loro arriva quando si parla dell’ex fidanzato di un’altra loro conoscente. «E’ lo stesso ragazzo che mi ha stuprata cinque anni fa», dice una delle tre, andando a ritroso con la memoria a una giornata estiva del 2016, quando aveva sedici anni.

L'aiuto delle amiche

Un dramma personale messo a tacere, forse per vergogna, paura, senso di frustrazione, sfiducia nella giustizia. Sono proprio le due amiche che ricevono questa rivelazione, a spingerla a rivolgersi alle forze dell’ordine per presentare denuncia. E sono loro ad accompagnarla alla polizia, perché raccontasse quanto accaduto anni prima nella mansarda di Monza con il giovane, che allora aveva 21 anni. A quell’epoca, lo stesso ragazzo era stato indagato, un anno prima, per un ulteriore presunto abuso sessuale ai danni di un’altra minorenne, classe 1997.

Le indagini

Indagine che, all’epoca, venne archiviata poiché si riteneva che fosse stato rispettato il «dissenso» esternato dalla vittima, ma che ora è nuovamente oggetto di contestazione. L’accusa di violenza sessuale aggravata dalla minore età delle vittime riguarda infatti entrambi gli episodi, risalenti nel tempo.

«Incontriamoci per parlare»

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, l’imputato, assistito dall’avvocato Gianluca Paglino, avrebbe attirato le due ragazze nella mansarda di casa della nonna, con la scusa di volersi confrontare con loro sulla crisi che stava attraversando con la sua fidanzata dell’epoca («Incontriamoci per parlare», avrebbe detto).

Lo stupro

Una volta appartati, però, provava un approccio sessuale che, secondo le accuse, si spingeva oltre i limiti. Nel primo caso (quello archiviato e riaperto), la giovane era riuscita a scrollarselo di dosso e a raggiungere la porta di ingresso in lacrime, chiedendo di uscire. Richiesta alla quale l’indagato aveva acconsentito, anche se si sarebbe raccomandato di «non riferire a nessuno quanto accaduto» quel giorno.

Nel secondo caso, invece (quello del 2016), l’abuso sarebbe andato fino in fondo, come raccontato alle amiche («ci ha riferito di avergli detto di lasciarla stare e che non voleva, ma lui è andato avanti»).

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