Tatuaggio orientale: significati e simboli ricchi di storia
Gianluca Negrini, tatuatore nello studio Kiki Tattoo di Monza, ci porta alla scoperta dei leggendari Samurai

Il tatuaggio orientale è uno dei più diffusi. Fa parte di una tradizione ricca di spunti e simboli. Prima di scegliere di tatuarsi un'immagine orientale, è bene conoscerne origini e significato. Ne abbiamo parlato con Gianluca Negrini, tatuatore e titolare dello studio Kiki Tattoo di Monza, specializzato in tatuaggio tradizionale, anche orientale.
“Il tatuaggio è un'immagine e in quanto tale ha un potere enorme, simbolico. Racconta sempre la storia di chi lo porta. Per questo credo che sia molto importante meditare a fondo prima di tatuarsi qualcosa. Se pure rimane in superficie sulla pelle, quando scegliamo un'immagine la interiorizziamo. Questa dice molto di noi all'esterno, di come siamo e cosa pensiamo” spiega Gianluca Negrini.
I simboli del tatuaggio orientale
“I temi del tatuaggio tradizionale sono a loro modo dei classici. In un certo senso, sono poco rischiosi per chi è alla ricerca di un soggetto ideale da tatuarsi. Rappresentano l'amore, l'amicizia, la virtù, il ricordo, la fortuna. Simboli la cui storia si perde nella notte dei tempi, dal dragone al fiore di loto della tradizione orientale” spiega il titolare dello studio Kiki Tattoo.
La figura del Samurai
La leggendaria figura del Samurai esercita da sempre un grande fascino. La sua storia è tanto controversa e misteriosa quanto cara alla tradizione giapponese.
“Molti tatuatori ripropongono questo mito rivisitandone l'aspetto, alle volte rendendolo più occidentale. Secondo il mio pensiero, non bisogna semplificare proprio la parte più interessante, ovvero lo stile estremamente decorativo, ornamentale, delle vesti e delle armature. In origine venivano rappresentate in un modo raffinatissimo con la tecnica della xilografia nel periodo giapponese di Edo, corrispondente all'incirca al nostro 1600-1800 inoltrato” spiega il tatuatore Gianluca Negrini.
Le origini del tatuaggio orientale nella tecnica della xilografia
“Una grande curiosità per le tecniche artistiche mi ha permesso di cimentarmi a lungo nella pratica dell’incisione, e quindi della xilografia. Questa tecnica consiste nell’intaglio di matrici lignee, che vengono poi inchiostrate e stampate su carta” racconta il tatuatore. Nel suo studio di via Meda 13/A a Monza esegue vere e proprie opere d'arte. Con la xilografia è stata creata la nota e riconoscibilissima “Onda” di Hokusai, forse l'opera orientale più conosciuta in Occidente.
Le origini della xilografia e i Samurai di Kuniyoshi
La xilografia affonda le radici nell'antico Oriente e in particolare nel Giappone dell'epoca, che ha dato i natali a Kuniyoshi, uno dei più originali maestri xilografi. Kuniyoshi è noto per una serie di pregiatissime stampe narranti le imprese dei Samurai - i Suikoden. Si tratta di 108 raffigurazioni di Samurai finemente elaborate, potenti e ricche di dettagli, di una ricercatezza maniacale, com'è tipico della tradizione grafica orientale. Basti pensare che le xilografie giapponesi andavano a ruba nella Parigi degli impressionisti, e gli stessi ne erano avidi collezionisti, riconoscendone l'estrema qualità grafica.
Alcuni dei Suikoden raffigurati appaiono a loro volta tatuati in buona parte del corpo. Il tatuaggio tradizionale giapponese, per come lo intendiamo oggi nella sua forma a “veste” (Irezumi), si ispira proprio a questa visione del Samurai tatuato che ci ha tramandato il maestro xilografo Kuniyoshi.

Samurai, eroi ribelli e tatuati
I Samurai si ribellarono coraggiosamente all'oppressione della casta dominante dell'epoca, incontrando il favore del popolo. Esercitarono un tale fascino nel pubblico di allora, che molti per emulazione cominciarono a tatuarsi secondo lo stesso stile che aveva immaginato Kuniyoshi sui corpi dei suoi eroi.
"Quindi il tatuaggio tradizionale orientale giapponese è stato fortemente influenzato dalla fantasia del maestro xilografo Kuniyoshi, e non il contrario, come verrebbe da pensare in prima battuta, ammirandone le opere" racconta il titolare di Kiki Tattoo.
Geometrie, colori e ricercatezza dei dettagli
Kuniyoshi aveva affinato lo stile grafico sfruttando l'esperienza nel campo della decorazione dei tessuti, suo primo suo impiego ereditato dal padre. Per questo motivo, dei Suikoden si apprezzano le variegate geometrie e i colori delle vesti, che ne impreziosiscono la figura, senza mai appesantirla, ma al contrario dotandola di un'aura celebrativa. "I miei primi tatuaggi raffiguranti dei Samurai sono una rivisitazione dell'opera del maestro xilografo Kuniyoshi, quindi della figura del Samurai nella sua più vera e originale concezione" continua Negrini. "Ogni soggetto del tatuaggio tradizionale, orientale e occidentale, è il risultato di una elaborazione stilistica che si è evoluta nel tempo, quindi attingere dal passato, dalla storia, mi permette di rielaborare in chiave personale il disegno e proporre sì qualcosa di originale e unico, ma che sia anche evocativo, in qualche modo più profondo".

Il tatuaggio orientale da Kiki Tattoo
Gianluca Negrini di Kiki Tattoo esegue diversi soggetti ispirati al tatuaggio orientale: "In studio mostro diversi disegni e il riferimento alla tradizione giapponese non manca mai. Del tatuaggio mi interessa la parte più romantica e intima. Credo che un tatuatore debba preservare la storia e gli stili, che è quello che chiamiamo tradizione. Deve proporre un prodotto di qualità, esattamente come farebbe un buon artigiano. In questo l'Oriente è da sempre maestro. Per questo ne rielaboro i soggetti, o ne adopero gli stili in commistione con la tradizione nostra occidentale". "I soggetti orientali non sono mai banali per un tattoo, soprattutto se ci si specchia nel loro valore intrinseco. Possono essere rappresentati in un'infinità di modi diversi, come succede per il Samurai.
Conoscendone la storia lo possiamo apprezzare più a fondo. Storicamente il tatuaggio orientale entra in contatto con quello occidentale, soprattutto nei periodi di attività militare americana in terra d'Oriente durante il secolo passato. Per questo motivo non era inusuale imbattersi in un marine che, tatuato sulle braccia o sul petto, aveva un dragone, magari semplificato nelle forme".