Tentò di adescare ragazzina, la Procura chiede un anno e sei mesi

I fatti risalgono al 2015, il dibattimento è in corso in Tribunale a Monza.

Tentò di adescare ragazzina, la Procura chiede un anno e sei mesi
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Tentò di adescare ragazzina, la Procura chiede un anno e sei mesi. I fatti risalgono al 2015, il dibattimento è in corso in Tribunale a Monza.

Tentò di adescare ragazzina

Un anno e sei mesi di reclusione la pena richiesta per il pensionato di Monza che secondo la Procura aveva tentato di adescare una ragazzina di 13 anni. La difesa da parte sua, invece, ha chiesto l'assoluzione.
Secondo la ricostruzione della Pubblica accusa, nel 2015 l'anziano si sarebbe rivolto alla ragazzina con questa frase: "Dai sali in macchina che ci divertiamo, poi ti riaccompagno a casa". Una frase con la quale l'imputato avrebbe tentato di adescarla alla fermata del bus.
Nell'udienza precedente era stata ascoltata in aula anche la ragazzina, ora sedicenne, che ha confermato la frase incriminata.

Il racconto della ragazzina

"Mi trovavo alla fermata dell'autobus - aveva detto l'adolescente - e quell'uomo si è avvicinato in macchina chiedendomi di salire con lui, che poi mi avrebbe dato un passaggio per tornare a casa. Mi disse: dai sali in macchina che ci divertiamo».

L'adolescente non salì su quella macchina evitando il presunto adescamento per il quale il pensionato si trova ora nei guai, tanto da doverne rispondere in un procedimento penale.
L'accusa ipotizzata dalla Procura di Monza è adescamento di minorenni. In aula ha già parlato anche il papà della ragazza.

Il racconto del papà della tredicenne

"Quel giorno – ha raccontato il genitore dell'adolescente – ho inseguito con la macchina il signore in questione. Lo feci perché mia figlia mi aveva raccontato ciò che le era capitato. Lo avevamo individuato perché non era stata la prima volta che succedeva. Lo seguii. Mia figlia me lo aveva descritto come un uomo anziano, con gli occhiali e il cappello. A bordo di una macchina grigia. Quando l'ho intercettato gli ho detto come si permetteva di fare quelle cose. Lui mi rispose che non era vero e che non aveva mai fatto nulla di male. A quel punto gli tolsi le chiavi della macchina dalle mani in attesa dell'arrivo dei carabinieri che avevo contattato".
Il genitore andò poi in caserma per denunciare quanto accaduto.
«Mi dissero di sporgere denuncia e così feci. Mia figlia rimase molto scossa da quanto accaduto. Non era più stata la stessa. Gli chiedevo come mai non uscisse più di casa e lei mi ripeteva di aver paura. Quella vicenda l'aveva molto segnata".
L'imputato aveva negato ogni addebito. La ragazzina, dal canto suo, aveva raccontato la vicenda confermando le circostanze dei fatti e riferendo che già in passato l'uomo aveva cercato di adescarla.  Nelle prossime settimane verrà definita la sentenza.

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