Terapia intensiva neonatale a Monza: mamme e figli insieme in corsia

Tecnologie all'avanguardia ma soprattutto single family room e supporto per favorire il rapporto mamma-bambino.

Terapia intensiva neonatale a Monza: mamme e figli insieme in corsia
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Terapia intensiva neonatale a Monza: mamme e figli insieme in corsia. Il team della Fondazione MBBM, presenta il nuovo modello organizzativo: tecnologie all'avanguardia ma soprattutto single family room e supporto per favorire il rapporto mamma-bambino.

Terapia intensiva neonatale a Monza: mamme e figli insieme in corsia

Non solo un centro all'avanguardia nelle cure ma anche un luogo dove un genitore può rimanere con il proprio piccolo tutto il tempo che desidera e gli operatori possono lavorare in modo efficiente ed efficace in tutte le situazioni. E' il reparto di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale della Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la sua Mamma. Il suo team, guidato da Paolo Tagliabue, presenterà domani il nuovo modello organizzativo per le cure intensive neonatali al Congresso dell’Union of European Neonatal and Perinatal Societies (UENPS) di Bucarest.

Un nuovo modello organizzativo, tecnologico e strutturale che vede il San Gerardo protagonista per offrire ai neonati ambiente e cure di eccellenza. Frutto di un grande lavoro di squadra tra neonatologi, infermieri, genitori, ingegneri e architetti.

Tecnologia e ambienti familiari

Il risultato è un ambiente ad alto profilo tecnologico, in cui la gestione delle cure e delle emergenze è garantita da una nuova piattaforma elettronica che comprende sistemi di monitoraggio centralizzati, device in dotazione agli operatori per la gestione degli allarmi anche in contemporaneità, triage immediato per garantire interventi tempestivi.

Il nuovo reparto di terapia intensiva neonatale di Monza nel 2016 è passato da 500 a 1600 mq e dispone di 12 posti letto per le cure intensive. Rappresenta un esempio  anche per l’attenzione agli ambienti. La struttura del reparto infatti favorisce controllo e accoglienza, grazie a diversi accorgimenti. Ad esempio alla particolare articolazione del reparto con corridoi 'a curva' che affievoliscono la diffusione dei rumori, ad ampie stanze arredate in modo caldo e confortevole in cui può essere accolto il neonato con la sua famiglia (single family room), alla scelta oculata dei colori, a sale dedicate alla cucina o altri ambienti gestiti autonomamente dai familiari.

La famiglia è parte integrante della cura

Le single family room e state introdotte negli anni novanta negli USA e in Nord Europa, per superare il classico modello che prevedeva uno spazio aperto in cui i letti dei pazienti venissero tenuti tutti sotto il controllo visivo e uditivo dello staff medico-infermieristico. Da qui la nascita e lo sviluppo di un nuovo modello di reparto in grado di creare un ambiente in cui venga favorita l'interazione mamma-bambino.

Questo perchè, come attestato da numerosi studi scientifici, è stato dimostrato che il coinvolgimento della famiglia è parte integrante del processo di cura del neonato. L’introduzione delle single family room, facilitando tale interazione, ha portato numerosi effetti positivi. Come la riduzione delle sepsi nosocomiali, dei problemi respiratori, della durata della degenza. E ancora il miglioramento delle condizioni generali in termini di maggiore autonomia nella nutrizione e aumento del peso.

Un approccio fondamentale nei lunghi ricoveri

“Il nuovo modello – afferma Paolo Tagliabue, direttore della Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale della Fondazione MBBM – favorisce la 'convivenza' tra operatori e familiari, in modo che questi ultimi possano rimanere con il proprio bambino per tutto il tempo che desiderano.  Si tratta di un approccio fondamentale in casi che spesso richiedono ricoveri di alcuni mesi. E' stato infatti dimostrato che favorire la presenza costante e il contatto dei familiari, in particolare della mamma, rende più efficaci le cure. Non dimentichiamo che le malattie neonatali sono la prima causa di morte nell’infanzia, tra queste in particolare la prematurità”.

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