Trapiantata e positiva al Covid attende per ore un'ambulanza privata
La «denuncia» di Ombretta Rosa, membro dell’associazione Aido e testimonial dell’associazione.
Ha atteso per ore e alla fine ha dovuto rinunciare alla sua terapia «salvavita» e rinviarla di un giorno. Con tutto ciò che ne consegue, se si considera che Ombretta Rosa, giussanese molto conosciuta in città poiché è membro del gruppo Aido Giussano e testimonial dell’associazione, è una trapiantata di organi, risultata positiva al Covid.
Trapiantata e positiva al Covid attende per ore un'ambulanza privata
Due martedì fa avrebbe dovuto sottoporsi alla terapia monoclonale, ma l’ambulanza privata che aveva prenotato per un servizio di trasporto a Milano, non è arrivata per tempo.
"Ho dovuto spostare la terapia, che per me era molto importante e urgente in quanto non stavo già bene e soprattutto trovare una nuova ambulanza per il giorno dopo" ha spiegato Ombretta Rosa, che, come raccontato sul Giornale di Carate in edicola, si trova in ospedale a Milano.
Rosa ha subito nel 2004 un doppio trapianto, dei reni e del pancreas, il suo stato di salute è quindi sempre molto delicato, ancor più in tempi di Covid. Rientra nella categoria dei «fragili».
"Ho iniziato con un raffreddore e per scrupolo ho deciso di fare il tampone, che è risultato positivo. Positivi anche i miei genitori. Ho quindi avvisato il centro trapianti di Milano che mi ha fissato immediatamente la terapia con gli anticorpi monoclonali. Sarei dovuta andare lo scorso martedì 23 novembre, al mattino, ma l’ambulanza è arrivata, diverse ore dopo, verso le 15. Nessuno si è premurato di avvertirmi del ritardo e nessuno si è mai degnato di rispondere alle mie telefonate. Ho chiamato 21 volte, senza mai ricevere risposta. Non ho potuto quindi fare la terapia, ho dovuto fissare un nuovo appuntamento e trovare urgentemente un mezzo con cui arrivare in ospedale, cosa che non è stata affatto facile".
Tanti tentativi e un appello sui social
Dopo tanti tentativi e un appello sui social - ormai presa dallo sconforto - è riuscita ad organizzare il suo trasporto verso Milano.
"Ho fatto parecchie chiamate, ho addirittura chiamato i Carabinieri, prima di riuscire a trovare un’ ambulanza, che è arrivata da Muggiò. In questi periodi è molto difficile organizzare questo tipo di trasporto, ma è possibile che chi non può essere autonomo negli spostamenti, debba rischiare di lasciarci la pelle?".
La giussanese con un giorno di ritardo è stata sottoposta alla terapia, che però non è stata sufficiente per evitarle il ricovero in ospedale, qualche giorno dopo.
"L’infusione della terapia di anticorpi non ha dato tutto l’effetto sperato - spiega - rientrata a casa mi è salita la febbre e mi sono disidrata, quindi sono dovuta tornare in ospedale per altre cure. La mia situazione polmonare è complessa, a causa dei trapianti cui mi sono sottoposta nel 2004 e nonostante la doppia dose di vaccino che mi è stata somministrata mesi fa".
La tempestività dovuta all’urgenza in questi casi è dunque fondamentale.
"La paura in certe situazioni è tanta, ma anche la rabbia e lo sconforto di non trovare l’assistenza richiesta. Capisco che gli operatori delle ambulanze private siano oberati dagli impegni, ma ho trovato molto grave l’atteggiamento superficiale di alcuni di loro. Ho aspettato invano e neppure si sono degnati di avvisarmi del forte ritardo, che ha fatto saltare la mia terapia. Credo che serva maggiore attenzione ed empatia con le persone che stanno male e hanno bisogno".