Travolto e ucciso da un'auto: nessun risarcimento per la famiglia

Paolino Zoia, pensionato di 84 anni, aveva perso tragicamente la vita in un incidente stradale nel 2016

Travolto e ucciso da un'auto: nessun risarcimento per la famiglia
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Travolto e ucciso da un'auto: nessun risarcimento per la famiglia

Era marzo del 2016 quando Paolino Zoia, pensionato di 84 anni, aveva perso tragicamente la vita in un incidente stradale. Mentre era in sella alla sua bicicletta era stato travolto da un’auto, morendo poco dopo a bordo dell’ambulanza che lo stava trasportando d’urgenza in ospedale.
Ora, a due anni e mezzo di distanza dai fatti, per la sua famiglia si apre un nuovo, doloroso, capitolo. Il giudice della Seconda sezione civile del Tribunale di Monza ha infatti stabilito che, per loro, non ci sarà alcun risarcimento, se non quello legato alle spese dei funerali.
Questo perché, secondo il giudice, il loro stile di vita non avrebbe subito cambiamenti in seguito alla morte del loro caro. Una motivazione che ha lasciato interdetta l’intera famiglia. In primis la moglie Clementina Grossi, la sorella Bianca Maria Zoia e il figlio Fabrizio  che, dal giorno dell’incidente, non hanno mai smesso di chiedere giustizia.

La dinamica

Il sinistro si era verificato un giovedì mattina di fine marzo, nel 2016. Paolino Zoia, ex montatore meccanico specializzato e grande appassionato di motori, era uscito dalla sua abitazione di via Gaviraghi, a San Fruttuoso, per andare a fare la spesa in via Borgazzi, in un supermercato non lontano dal confine con Sesto. E proprio lì era stato travolto - e sbalzato a diversi metri di distanza rispetto al punto dell’impatto - dalla «Smart» guidata da un 30enne di Monza. Sconvolto, il guidatore si era immediatamente fermato e aveva chiamato i soccorsi. Ma per Zoia non c’era stato niente da fare. Le lesioni riportate erano troppo gravi, tanto che non aveva fatto nemmeno in tempo a raggiungere vivo il San Gerardo.

Due anni e mezzo di processo

All’indomani della morte dell’anziano, aveva preso il via il processo civile di primo grado. Processo che si è concluso a luglio di quest’anno con una sentenza che, pur riconoscendo «a colpa esclusiva del proprietario e conducente dell’auto la responsabilità del sinistro stradale che ha provocato il decesso quasi immediato del signor Zoia», nega ai familiari qualsiasi tipo di risarcimento se non quello (di poco meno di 4mila euro) legato alle spese sostenute per le esequie.

Una decisione che ha lasciato i diretti interessati senza parole. Non tanto per il mancato introito - anche se tra avvocati, periti di parte e altre spese accessorie sono ora costretti a sborsare di tasca loro decine di migliaia di euro - quanto, appunto, per la motivazione in sé. Come si legge nella sentenza, la moglie «pur nella consapevolezza dello stato di profondo dolore causato dalla scomparsa di una persona cara, deve con obiettività riconoscersi essere sicuramente estranea al concetto di “radicali cambiamenti nello stile di vita”».

Una motivazione rigettata con decisione dai familiari. «Come si fa a sostenere che lo stile di vita di mia madre non sia cambiato in questi due anni e mezzo?», ha affermato il figlio Fabrizio. «La sua esistenza, così come quella di tutti noi, è stata completamente stravolta dalla morte di mio padre. Sicuramente faremo ricorsi in Appello, sperando che a Milano le cose vadano meglio».

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