Tribunale

Treno deragliato a Carnate: rinviati a giudizio tutti e sei gli indagati

Il convoglio, partito da solo dalla stazione di Paderno, era stato fatto deragliare allo scalo di Carnate: rimase ferita in maniera lieve una sola persona

Treno deragliato a Carnate: rinviati a giudizio tutti e sei gli indagati
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Processo fissato in estate, l’11 luglio, a quasi quattro anni esatti dal deragliamento del "treno fantasma”, il regionale che si mise in moto da solo, la mattina del 18 agosto 2020, e che venne "pilotato" a distanza fino a un binario morto della stazione di Carnate. Questa mattina, lunedì, il gup del tribunale di Monza Angela Colella ha pronunciato il rinvio a giudizio per tutti e sei gli indagati, ora imputati e accusati a  vario titolo per presunti reati di disastro ferroviario e depistaggio.

Treno deragliato, sei rinvii a giudizio

Nell'agosto del 2020 il Regionale Milano Porta Garibaldi-Paderno D’Adda, mentre era fermo al binario di Paderno, si avviò a seguito di un guasto al sistema frenante, dopo essere stato lasciato incustodito dal macchinista e dal capotreno. Oltre a questi due (Mauro Zorzan e Massimiliano Torre) sono coinvolti anche due membri della squadra manutentiva (Francesco Cirillo e Livio Romano), accusati di non aver sottoposto a revisione l’impianto frenante, poiché non si sarebbero accorti di un malfunzionamento dello stesso, nonché due figure dirigenziali di Trenord, Giorgio Colombo (direttore della manutenzione) e Giancarlo Devichic (responsabile del deposito locomotive Milano Fiorenza).

I capi di imputazione

Per Colombo e Devichic l’accusa è di "frode in processo penale e depistaggio" poichè, “intuita la causa del guasto, al fine di ostacolare le indagini sul disastro ferroviario”, avrebbero fatto “rimuovere”, e poi avrebbero “occultato” i pezzi malfunzionanti del sistema frenante. Il treno era stato condotto da remoto, ed era stato fatto deragliare su un binario morto a Carnate, nel Vimercatese. Il bilancio fu di un solo ferito (un nordafricano che si era addormentato sul treno) che aveva riportato lesioni lievi, e che nel frattempo è deceduto.

Le analisi sulla scatola nera

Dalle analisi della "scatola nera" del treno, era emerso un "trafilamento" del rubinetto del freno, che faceva passare aria in una condotta, aumentando la pressione all'interno e quindi "sfrenando" il convoglio. Anomalia verificatasi nello stesso periodo anche a un altro treno alla stazione di Brescia. Secondo quanto ricostruito dai pm di Monza, inoltre, quando ci si è resi conto che una delle cause avrebbe potuto essere ricondotte al malfunzionamento dei componenti del sistema frenante (i cosiddetti “rubinetti del freno e di intercettazione”) i consulenti tecnici nominati dagli inquirenti non avrebbero trovato i pezzi da sottoporre ad accertamenti, spariti dal “treno fantasma”.

Le successive indagini

Gli stessi componenti, che effettivamente nelle prime fasi dell’inchiesta non erano stati oggetto di sequestro, sarebbero “spuntati” solo successivamente. Come se – sostiene l’accusa – i responsabili del servizio manutenzione avessero capito subito quale avrebbe potuto essere la causa, andando a prelevare dal treno proprio i pezzi rotti, senza esibirli agli investigatori.

La nota di Trenord

Nel pomeriggio di oggi in merito al rinvio a giudizio dei sei indagati, è arrivata anche la nota di Trenord:

Trenord prende atto del rinvio a giudizio dei sei dipendenti disposto oggi con provvedimento del Giudice dell’Udienza Preliminare del Tribunale di Monza, nel procedimento relativo al deragliamento del treno 10776 avvenuto a Carnate il 19 agosto 2020.

L’azienda continuerà a sostenere i propri dipendenti coinvolti nelle indagini con adeguate tutele, ma con piena fiducia nell’attività della Magistratura, convinta che sarà fatta chiarezza sugli effettivi comportamenti delle persone coinvolte.

Trenord evidenzia che il GIP di Monza ha disposto l’archiviazione dell’alta dirigenza aziendale, affermando che: “a fronte di una puntuale attivazione dei meccanismi di verifica e di intervento previsti, non risulta possibile muovere un rimprovero di carente organizzazione in capo ai dirigenti o, comunque, ai preposti indagati”.

Quanto all’operato dei dirigenti indagati, intervenuti per una verifica dei sistemi frenanti del convoglio, attività doverosa secondo le prescrizioni normative e regolamentari che disciplinano la sicurezza delle ferrovie, l’azienda ritiene che la fase dibattimentale saprà chiarire l’adeguatezza delle loro azioni.

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