Giussano

Truffa in concorso e falsificazione, fregò le amiche spillando denaro: «mamma» condannata a 4 anni

Tutto era iniziato nel 2017 e ora a distanza di oltre 5 anni è arrivata la sentenza in primo grado per la giussanese

Truffa in concorso e falsificazione, fregò le amiche spillando denaro: «mamma» condannata a 4 anni
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Truffa in concorso e falsificazione di documenti: con questi capi d’imputazione Elena Larocca, la giussanese passata alla cronaca come la «mamma truffatrice», mercoledì 8 marzo è stata condannata in primo grado dal Tribunale di Monza.

Truffa in concorso e falsificazione, fregò le amiche spillando denaro: «mamma» condannata a 4 anni

Ci sono voluti più di cinque anni per arrivare alla sentenza, ma finalmente le famiglie giussanesi coinvolte nei «raggiri» della donna, tirano un sospiro di sollievo: «c’è stata giustizia», hanno commentato.

«La condanna è stata piuttosto importante - precisa l’avvocato Ursula Maggis, con studio a Giussano, legale di una delle vittime - il pubblico ministero aveva chiesto tre anni e il giudice ha sentenziato per quattro anni di reclusione, oltre una multa e al risarcimento alle parti civili. Il provvedimento non è definitivo, poichè c’è ancora l’appello ed eventualmente la Cassazione».

La vicenda iniziata nel 2017

Tutto era iniziato nell’ottobre del 2017, quando un gruppo di mamme della città si erano rivolte al nostro Giornale, per denunciare una serie di episodi: erano state truffate da colei che consideravano un'amica, che frequentava le loro case come fosse una di famiglia, e con la quale avevano fatto addirittura le vacanze.
Nel giro di pochi mesi però si erano trovate le tasche alleggerite di diverse migliaia di euro.

Le denunce

Diverse le denunce che erano poi seguite. Tra queste c’è quella di Francesca Carrieri, che ci ha perso più di 3000 euro e le vacanze: «Mi fidavo ciecamente, la consideravo come una sorella. Si era proposta di trovare un'auto per mio figlio, dicendo che aveva un cugino con una concessionaria, in Calabria. Le ho dato 3000 euro di anticipo e non ho mai visto nè l'auto nè i soldi. Mi ha rifilato un assegno, scoperto. Ci ho perso anche i soldi di una vacanza a Tropea - ricorda Carrieri - dopo quasi sei anni, finalmente è stata fatta giustizia. Ringrazio il mio avvocato per esserci stata vicina; al di là dell’aspetto economico, abbiamo dovuto affrontare tanti momenti di ansia e tensione».

Peggio è andata ad una commerciante della città, che gestisce un'attività di vendita di panini e bevande, raggirata abilmente, con la promessa di allargare il suo giro d’affari. «Mi aveva proposto di lavorare con una società specializzata in eventi, con la quale lei collaborava, la Best Union Company, una società molto conosciuta e affermata nella gestione di eventi e nell’attività di biglietteria - aveva raccontato - Mi aveva detto che mi poteva aiutare per degli appalti. Lei ha fatto da tramite. Attraverso una serie di mail, che poi ho scoperto essere false, eravamo arrivati a concludere l'accordo per il quale servivano 28.000 per autorizzazioni e pagamenti di occupazione. Insieme ad altri colleghi, ci siamo organizzati e abbiamo racimolato il denaro. Le ho fatto un assegno di 20.000 euro e gli altri 8000 sono stati consegnati in contanti, perché mi fidavo totalmente di lei. Peccato che poi però ho scoperto che alla Best Union company non avevano mai sentito parlare di questa signora. Ho capito quindi di essere stata fregata e le ho chiesto spiegazioni. Di risposta, la signora in questione, mi ha fatto subito un assegno di 20mila euro, che poi però è risultato essere scoperto». Complessivamente sono state 6 le parti offese, vittime di Larocca, per le quali il giudice, in prima istanza ha stabilito anche i relativi risarcimenti.

Il caso in tv: «Le Iene» per due volte si erano messe sulle sue tracce

La storia della mamma truffatrice aveva portato troupe de «Le Iene» in città per ben due volte, a fine ottobre 2017 e poi nuovamente ad inizio novembre del 2018.
Dopo il blitz sotto la casa di Larocca, Veronica Ruggeri, inviata della nota trasmissione, era arrivata in città, per cercare di intervistare la giussanese.

La donna era stata fermata prima davanti al Bingo di Monza, poi il giorno dopo a casa. Un blitz che l’aveva però infastidita, tanto da rivolgersi ai carabinieri e al suo legale, che allora era l’avvocato Ettore Trezzi. Successivamente c’era stato anche un tentativo di mediazione.

La giussanese si era impegnata a restituire 8000 euro, a rate, entro fine gennaio. Cosa che però, a quanto pare, non sarebbe mai avvenuta.

«Le Iene», quindi erano tornate a casa della donna, chiedendo conto dei soldi, senza però ottenere risposte. Hanno suonato alla sua porta, l’hanno seguita dal benzinaio e poi per strada fino ad arrivare alla caserma dei carabinieri di Giussano, dove Larocca si era rifugiata. Tutto ripreso dalle telecamere che hanno mandato in onda il servizio.

 

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