Ucciso e sepolto in un campo a Desio, chiesti 24 anni per il presunto assassino
L'omicidio sarebbe scaturito da un litigio per il pagamento di alcune dosi di cocaina, la vittima sarebbe stata legata e picchiata per rivelare il codice del bancomat.
Ucciso e sepolto in un campo di granoturco a Desio, chiesti 24 anni per il presunto assassino. L'omicidio sarebbe scaturito da un litigio per il pagamento di alcune dosi di cocaina, la vittima sarebbe stata legata e picchiata per rivelare il codice del bancomat.
L'accusa è di omicidio volontario e occultamento di cadavere
Nell'aula del Tribunale di Monza, dove è i corso il processo, è emerso il retroscena che avrebbe portato all’omicidio del 53enne Omar Annaoui, trovato seppellito il 28 agosto 2022 nelle vicinanze della vecchia casa mandamentale di Desio, a pochi metri dalla caserma dei Carabinieri di via Caduti di Nassiriya. Il possibile movente lo ha raccontato l’imputato Sadik Ilhami, che si difende dall’accusa addossando la colpa al connazionale nonché teste chiave S.S., ma per il quale è stata avanzata richiesta di condanna a 24 anni (più tre di libertà vigilata una volta scontata la pena). Il nordafricano, difeso dall’avvocato Andrea Scaccabarozzi, è accusato di fronte alla Corte d’Assise. Le accuse contestate sono quelle di omicidio volontario e occultamento di cadavere. L’imputato è detenuto in carcere da marzo.
Legato, picchiato e strangolato
Secondo la ricostruzione dell’accusa, la vittima è stata legata, picchiata, probabilmente a mani nude, alla testa e al torace, e poi è stata strangolata con un tubo di gomma, prima di essere seppellita in pochi centimetri di terra, in un campo di granturco poco lontano dalla caserma dell'Arma, in via Caduti di Nassiriya 4. Ilhami avrebbe preteso che Annaoui pagasse la cocaina che avevano consumato insieme quella sera. Il presunto killer ha però esibito della documentazione che attesta la presenza di una protesi al polso, circostanza che, a detta sua, gli avrebbe impedito di strangolare la vittima. Oltre al racconto del testimone, gli investigatori avevano raccolto tracce di dna sull'area e sul luogo del delitto, avvenuto nel vecchio carcere abbandonato, a pochi metri dal luogo in cui la vittima è stato sepolto. Si torna in aula a marzo per le repliche del pm, e le conclusioni.