Verso il Convegno Unesco sabato a Monza: gli articoli degli studenti del Porta sulla Turchia. "Apologia della libera espressione"
Sabato mattina si terrà il nostro convegno con Unesco Giovani Lombardia al liceo Porta in occasione della Giornata mondiale dei diritti umani
Sabato mattina si terrà il nostro convegno con Unesco Giovani Lombardia al liceo Porta in occasione della Giornata mondiale dei diritti umani: QUI TUTTE (MA PROPRIO TUTTE) LE INFO SULL'EVENTO, CHE TRASMETTEREMO IN DIRETTA FACEBOOK
I ragazzi della scuola hanno lavorato molto, in queste settimane, per prepararsi all'appuntamento. E in particolare hanno approfondito uno dei temi che saranno al centro del dibattito: la condizione del giornalismo in Turchia, oggi, che approfondiremo in sala con l'aiuto di Marta Ottaviani, giornalista esperta di esteri e autrice del libro "Il Reis, come Erdogan ha cambiato la Turchia", che ha da poco vinto il prestigioso premio FiuggiStoria 2016.
Vi ricordiamo infatti che il tema di quest'anno della Giornata dei diritti umani è proprio il diritto all'informazione, come diritto fondamentale e inalienabile dei cittadini.
Ecco qui un articolo preparato da Roberto Oriunto della classe V AL.
APOLOGIA DELLA LIBERA ESPRESSIONE
"Ci sono Paesi in cui per il giornalista il «pericolo» viene associato soltanto all’andare a raccontare le guerre all’estero e Paesi in cui ci vuole coraggio a descrivere ciò che accade sotto casa. Ci sono Paesi in cui le due cose convivono".
Volevo iniziare l'articolo con una frase breve e concisa che potesse rendere chiaro a tutti l'effettiva situazione in cui vivono i giornalisti in Turchia e il pensiero di Mario Calabresi, giornalista e direttore de "La Repubblica", è l'antipasto giusto per la cronaca di un boccone amaro da mandar giù.
Il 15 Luglio 2016, la fazione denominata "Consiglio di Pace" ha messo in atto un tentativo di colpo di Stato ai danni dell'attuale presidente turco Recep Tayyip Erdogan; il golpe militare è stato sventato il giorno dopo, non mutando nulla nell'assetto politico del governo di Istanbul.
Molti credono che, per la sua avventatezza e disorganizzazione, il tentativo di rovesciamento del potere fosse una false flag: un espediente utilizzato dal primo ministro per poter legittimare alcune restrizioni delle libertà civili e purghe nei confronti dei suoi avversari politici.
Che sia reale o fittizio, questo golpe ha avuto delle ripercussioni su tutti coloro che non vedevano di buon occhio l'operato di Erdogan; nello specifico sono stati presi provvedimenti contro quei mezzi di comunicazione (testate giornalistiche, siti web, network sociali) che criticavano apertamente la visione politica del presidente.
Da quel 16 Luglio, la Turchia è diventata la nazione con il maggior numero di giornalisti incarcerati, superando addirittura la Cina. Le accuse sono molteplici: dall'ipotetica affiliazione al PKK (Partito dei lavoratori Curdi, movimento terroristico che mira alla creazione di uno Stato Curdo indipendente) all'appoggio a Hizmet, esponente di un movimento religioso che si pensa abbia cospirato contro il governo.
Il New York Times ha riportato la testimonianza di una giornalista turca dove si narrava l'arresto di molti fotografi professionisti "colpevoli" di aver scattato delle foto che mal ritraevano il leader turco perché sfocate o con scarsa luminosità.
Le organizzazioni internazionali stimano che, dal giorno del tentativo di rovesciamento al 18 Novembre, sono stati arrestati ben 120 giornalisti per aver solamente esercitato il loro lavoro.
Erdogan sta trasformando il suo governo in una sorta di Grande Fratello orwelliano, dove i diritti di libera espressione, di stampa e di pensiero sono solo delle chimere e dove l'unica voce "giusta" sarà quella del partito al potere, l'unica che si possa sentire in un coro di muti.
La Turchia sta marciando su tutto ciò che l'articolo 21 della Costituzione Italiana evince, su dei diritti che dovrebbero essere inderogabili e imprescindibili, su dei giornalisti ormai esanimi e costretti a soffocare con un urlo strozzato, tipico di chi grida ma non può essere ascoltato.
Il golpe è fallito ma il vero colpo l'ha dato Erdogan, a tutto ciò che possa mostrarci un'opinione diversa da quella che traspare. Noi cercheremo di portare in alto il vessillo di questa apologia alla libertà di espressione, affinché i giornalisti turchi (e non solo) possano tornare a riempire di inchiostro il foglio e dar forma ai loro pensieri poiché "anche quando viene chiusa la bocca, la domanda resta aperta." (S.J. Lec)
Per noi che riscriviamo e che amiamo far sentire la nostra opinione, tutto ciò è un golpe al cuore.