Violenza sessuale con la scusa delle arti marziali - LA TESTIMONIANZA

La psicosi un mese fa era scattata anche in Brianza.

Violenza sessuale con la scusa delle arti marziali - LA TESTIMONIANZA
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Ricordate la vicenda dei bimbi adescati con la scusa delle arti marziali?

Era diventata virale, grazie a catene in WhatsApp di cui vi avevamo parlato. Alcune mamme nelle scorse settimane avevano segnalato di aver notato un uomo che avvicinava i bambini con la scusa delle arti marziali. La paura si era diffusa. I Carabinieri avevano quindi avviato le indagini. Ma fortunatamente, almeno in Brianza, non si era verificato realmente nessun episodio di violenza ai danni dei piccoli.

Purtroppo per la 17enne intervistata da "Le Iene" invece la violenza sessuale è stata la peggiore delle realtà.

E il suo aguzzino, C. C., 43 anni, istruttore di karate per professione e titolare di una palestra a Lonato è finito in carcere con l'accusa di violenza sessuale aggravata su minore e di gruppo, atti sessuali e detenzione di materiale pedopornografico.

Giada, 17 anni, una delle vittime delle “attenzioni” del 43enne, ha raccontato ai microfoni della nota trasmissione televisiva  come è iniziato tutto. 

Aveva solo 13 anni

“A 13 anni mi ero rotta la gamba. I miei genitori erano andati in vacanza e io sono dovuta restare per questo motivo – ha raccontato Giada – Lui mi ha detto che se volevo poteva farmi riabilitazione: il pomeriggio mi veniva a prendere e mi portava in palestra, nell’infermeria, dove c’era questo lettino che usava lui per fare i massaggi”. Tutto normale, finché non si è trasformato in qualcosa di più, di sbagliato. “Inizialmente faceva riabilitazione, poi ha cominciato a cercare di baciarmi, a prendermi la mano e metterla sul suo inguine con la scusa che eravamo vicini – ha continuato la giovane – All’epoca confondevo questo gesto con il fatto che mi volesse bene. Diceva che ero la persona più importante della sua vita, che senza di me non riusciva a starci e che aveva bisogno di me: associava il fatto che se una persona mi voleva bene, dovevo fare quelle cose”.

Gli abusi sono andati avanti per lungo tempo

La cosa è continuata per settimane, e le sensazioni erano sempre le stesse. “Non mi piaceva, era orribile e mi sentivo obbligata. Lui mi sgridava, diceva che ero una ragazza frigida e che era colpa mia non riuscire ad avere rapporti sessuali normali con lui”, ha spiegato Giada. “Mi diceva che non ero abbastanza, che dovevo fare di più: però lui mi faceva anche male”. Con il tempo le richieste dell’allenatore si sono fatte sempre più insistenti, più pesanti. “A 14-15 anni mi ha confessato la sua fantasia di fare una cosa a tre e voleva che la prima persona con cui farlo fossi io”. Due gli uomini con cui Giada è stata convinta, e costretta, ad avere un rapporto completo. Con un terzo, invece, si è arrivati solo alla masturbazione. “Mi ha fatto stendere sul lettino e poi sono arrivati in due: non è andata a buon fine perché in qualche modo sono riuscita a far cadere questo gioco. Invece con i primi due.. non capivo più niente, speravo solo finisse presto”.

La fine dell’incubo

Poi, quel fatidico giorno in cui Giada ha deciso di dire basta e di svelare tutto. “Sono andata in palestra con il mio attuale compagno e dallo stanzino ho visto uscire lui con una ragazzina di 15 anni – ha raccontato – Mi è tornato in mente tutto. Ho detto ‘no, ma se quello che ha fatto a me lo fa anche ad altre? E’ una cosa che non riuscivo ad accettare”. Da qui la confessione al suo ragazzo e, successivamente, ai suoi genitori. Una decisione coraggiosa, che ha svelato la vera natura di C.C e salvato altre ragazzine da un terribile incubo.

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