A Monza

Violenze dei latinos al Nei, per il giudice non fu tentato omicidio

Anche per il fatto che i tre aggressori usarono un coccio, le pene si sono ridotte a due anni e 10 mesi per lesioni

Violenze dei latinos al Nei, per il giudice non fu tentato omicidio
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Non fu un tentato omicidio quello accaduto al Nei di Monza nel giugno del 2024. Così ha deciso il giudice del Tribunale di Monza, condannando i tre latinos per lesioni.

Latinos condannati

La vittima dell’aggressione, un ecuadoriano di 26 anni, aveva la sola «colpa» di essere amico degli «infami».

Per questo, a giugno dello scorso anno, era stato aggredito, inseguito e ferito più volte con un coccio di bottiglia da tre suoi connazionali, di 22, 24 e 29 anni, residenti tra le province di Monza e Varese (Bryan Steven P.H., e il 29enne Bryan Fernando Q.O., residenti nel varesotto, e Davide D.C., 21 anni, cittadino di Concorezzo), condannati dal Tribunale a due anni e dieci mesi di reclusione, dopo che il Gup ha ridimensionato l’accusa iniziale di tentato omicidio in quella di lesioni, come sostenuto sin dall’inizio dalla difesa, rappresentata, per uno dei tre imputati, dall’avvocato Paolo Rivolta.

Il fatto era avvenuto tra i giardini del centro civico Nei, in via Enrico da Monza, e via Pesa del Lino, in mezzo alla strada e ai passanti terrorizzati.

Fu usato un coccio di bottiglia

Secondo la ricostruzione della Squadra Mobile, che aveva arrestato i tre (oggi ai domiciliari) un mese dopo i fatti, il motivo del ferimento andava cercato nella presunta vicinanza degli imputati alla gang dei Latin Kings Chicago. Questi, durante una conversazione, avrebbero scoperto che la vittima semplicemente conosceva un esponente di una fazione avversa (un certo Guru), e per questo lo avevano minacciato e attaccato fisicamente.

I colpi sferrati erano stati dodici, ma nessuno, come sostenuto dai legali della difesa, in grado di uccidere. La pubblica accusa aveva infatti chiesto condanne tra 6 anni e 8 mesi a 4 anni e 10 mesi, per il reato di tentato omicidio. Secondo i difensori e gli imputati, invece, non è stato neanche un coltello a ferire la vittima, che non si è costituita parte civile. "Il coltello non c’è mai stato e ci sono i video delle telecamere a provarlo. Infatti le ferite non sono profonde. A provocarle è stato il coccio di una bottiglia, era lui a impugnarla e si è fatto male mentre ci rotolavamo per terra", ha sostenuto nel processo il giovane accusato di essere l’esecutore materiale dell’aggressione.

Ma per sapere se la giudice ha ritenuto l’esistenza dell’arma da taglio bisognerà attendere le motivazioni della sentenza.

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