Testimonianza

Vittima dell’«amico» stalker: «Mi rivolgo alle donne, mai abbassare la guardia»

La storia di una 50enne che per tre anni ha ricevuto messaggi ingiuriosi e diffamatori

Vittima dell’«amico» stalker: «Mi rivolgo alle donne, mai abbassare la guardia»
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Biglietti con ingiurie a sfondo sessuale lasciati sul parabrezza dell’auto e appesi sul portone del condominio. Un vero incubo quello vissuto per oltre tre anni da Marilù Del Zordo, 50enne biassonese, che ha deciso di raccontare la sua storia per lanciare un messaggio a tutte le donne: «Non abbassate mai la guardia perché questi episodi non si sentono solo in televisione, ma possono accadere a chiunque, come è successo a me».
Il presunto stalker è stato rinviato a giudizio per atti persecutori e a breve sarà fissata la data della prima udienza.

La prima denuncia nel 2018

«L’ho conosciuto circa tre anni fa in paese mentre passeggiavo con il cane - racconta Marilù - A me piace molto chiacchierare, così siamo diventati amici. Gli ho fatto anche delle confidenze. Poi ho cominciato a trovare messaggi ingiuriosi attaccati al parabrezza della mia auto del tipo “Stai attenta, ti mando due albanesi che ti ammazzano di botte, ti butto l’acido, sei una p..., una donna di merda” ma io inizialmente non sapevo che fosse lui, così ho continuato a confidarmi e lui ha approfittato della mia situazione di fragilità. Un giorno, uscendo di casa, ho anche trovato in pezzi il lunotto dell’auto e ripararlo mi è costato 850 euro. Per non parlare delle barrette di chiodi nelle gomme».
La 50enne presenta la prima denuncia ai Carabinieri contro ignoti il 5 dicembre 2018, inconsapevole che dietro al suo amico si nascondeva il presunto stalker che la stava perseguitando. Ne sono seguite molte altre.
«Ho dovuto cambiare le mie abitudini di vita perché avevo paura a uscire di casa - racconta la donna - Mio figlio mi aspettava quando rientravo la sera. Vivevo con l’ansia. E pensare che è anche venuto a casa mia a fare dei lavori, si è sempre comportato da amico».

La svolta grazie alle indagini dei Carabinieri

La svolta nella vicenda avviene alla fine dello scorso anno: «Mi trovavo in caserma quando ho ricevuto un messaggio. Ho telefonato a quel numero e il comandante dei Carabinieri, il luogotenente Luigi Martello, ha scoperto che si trattava del mio amico. Per questo non finirò mai di ringraziarlo per aver individuato, dopo tanti mesi di indagine, la persona che mi perseguitava, e aver così alleviato le mie ansie e i miei problemi. In quel periodo mi sono anche iscritta a un centro per i maltrattamenti alle donne e mi sono rivolta a un avvocato penalista in vista del processo».
«Non mi ha mai fatto del male a livello fisico, ma mi ha causato danni psicologici - spiega la vittima - Ho trascorso un anno in analisi e ho rischiato di perdere il lavoro. Per non parlare della mia dignità: ho chiesto scusa ai miei vicini di casa, per i messaggi ingiuriosi che lui ha osato appendere alle cassette della posta e alla porta di ingresso del condominio, così che potessero vederli tutti i condomini. Sono stata diffamata agli occhi dei miei vicini di casa. Io che sono sempre stata una persona seria, questa storia mi ha portato purtroppo a perdere delle amicizie. Per non parlare di quello che mi sono ritrovata attaccata al parabrezza dell’auto: oltre ai messaggi anche dvd pornografici con scritto “Guarda e impara”».
«Mi fidavo al cento per cento di questa persona - si sfoga Marilù - e questo mi ha fatto ancora più male. Per questo ci tengo a lanciare un messaggio a tutte le donne perché quello che è successo a me potrebbe accadere a chiunque. Anche la persona più fidata ti può tradire così. Quel che è peggio è che non me lo sarei mai aspettato da lui: ha usato la confidenza che si era creata tra di noi ma probabilmente, avendo capito di non essere corrisposto, è andato fuori di testa. Ma non c’era alcun motivo di comportarsi così perché io non gli ho mai lasciato intendere nulla. Forse non si è reso conto di quello che stava facendo ma io in questi anni ho passato le pene dell’inferno ed è giusto che paghi».

L'appello a tutte le donne

Quindi l’appello a tutte le donne: «Quando succedono queste cose, le vittime devono avere il coraggio di denunciare perché la vita è una sola - spiega Marilù - A me è andata bene ma non sai mai fino a che punto si può spingere una mente malata. E non bisogna pensare che possa accadere solo agli altri: per questo, mai abbassare la guardia. Io, lo ripeto, mi sono fidata di un uomo che credevo essere un amico. Sono sempre stata una persona positiva e tranquilla ma ogni volta che trovavo quei fogli non ce la facevo, mi buttavo giù moralmente. Fortunatamente ne sono uscita ma ho trascorso anni di galera, con la paura di vivere e di uscire di casa».

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