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Caprotti torna in libreria con la nuova edizione di Falce e Carrello

Una nuova edizione del libro scritto da Bernardo Caprotti "In memoria di un uomo che non può più difendersi"

Caprotti torna in libreria con la nuova edizione di Falce e Carrello
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Torna in libreria Falce e Carrello, il libro scritto da Bernardo Caprotti, che ripercorre la storia di Esselunga, il primo supermercato nella storia d’Italia, aperto nel 1957 a Milano. Pubblicato nel 2007, il volume divenne subito un bestseller. La nuova edizione si arricchisce di contenuti inediti: le testimonianze delle persone che lo conobbero a fondo, nella vita privata e imprenditoriale, e che raccontano non solo l’imprenditore visionario, ma anche l’uomo, il padre, l’amico.

La lettera della figlia Marina

All'interno della nuova edizione del libro, uscita martedì 13 febbraio, si trova anche una lunga lettera della figlia Marina Caprotti in cui, con delicatezza e commozione, ripercorre quanto il padre le ha trasmesso. La prima eredità è quella di non dimenticare mai i valori, nel lavoro come nelle relazioni; l’attenzione per i dettagli, l’avere il coraggio di assumersi dei rischi; la temperanza e la generosità. Il ritratto che emerge è quello di un uomo timido e schivo, ma sempre armato di grande orgoglio e voglia di rivincita

"dotato di una pazienza immensa di fronte alle avversità, quelle che solo i più temprati dalla buona educazione e dalla fatica quotidiana riescono a sopportare".

Un uomo forte e coraggioso: "Hai vissuto la solitudine del condottiero, dell’imprenditore che ha il pensiero fisso sulla continuità aziendale", scrive la figlia, oggi presidente esecutivo di Esselunga.

Le altre testimonianze

Un altro ricordo personale è affidato alla senatrice a vita Liliana Segre, alla quale Bernardo Caprotti rimase legato fino all’ultimo da un’amicizia profonda. "Voleva per me una sorta di risarcimento morale alle ingiustizie e al dolore che avevo patito da bambina", scrive Segre dell’amico Bernardo, che la affiancò con slancio generoso nella realizzazione del Memoriale della Shoah a Milano, presso quel Binario 21 della Stazione Centrale da cui la senatrice fu deportata ad Auschwitz con il padre, mai più tornato dal campo di sterminio.

Seguono poi le pagine del giornalista e scrittore Stefano Lorenzetto, che ricostruisce l’incontro con Caprotti e come nacque il libro; le postfazioni del vicepresidente di Esselunga, Vincenzo Mariconda, e di Carlo Salza, che ne è stato a lungo amministratore delegato, testimoni dei contenziosi seguiti alla pubblicazione di Falce e carrello e della visione che Bernardo Caprotti aveva dell’azienda.

Il libro si propone di restituire l'immagine di uno tra i più illuminati e visionari imprenditori italiani, che ha contribuito alla modernità del nostro Paese. Ciò traspare anche dal sottotitolo scelto per la nuova edizione, "In memoria di un uomo che non può più difendersi". Con il quale si vuole fare riferimento alla recente pubblicazione "Le ossa dei Caprotti", edito da Feltrinelli e scritto dal primogenito Giuseppe Caprotti, che ha messo in discussione la figura di Caprotti padre.

La storia di Falce e Carrello

Dopo una vita trascorsa lontana dalla mondanità e dalla stampa, nel 2007 l’ottantunenne Bernardo Caprotti, decide di rompere il riserbo. Così l’imprenditore che aveva portato all’eccellenza i supermercati in Italia, scrive Falce e carrello, libro-denuncia sullo strapotere delle Coop, nel quale ricostruisce il confronto pluridecennale con forme abnormi di concorrenza, favorite da precise responsabilità politiche. La pubblicazione suscita fin da subito un grande impatto sulla stampa e incontra il favore del pubblico, diventando in poche settimane un bestseller da oltre 100.000 copie. Da dove deriva questo successo? Come ricorda Stefano Lorenzetto nell’introduzione alla nuova edizione:

"Falce e carrello non è solo un dossier tuttora incandescente sullo strapotere delle cooperative rosse. È anche la vera storia di una famiglia, i Caprotti, e di un fulgido miracolo imprenditoriale, l’Esselunga, che non potrà mai essere offuscato da sfregi editoriali, da ricostruzioni partigiane dettate da livori antichi e insanabili".

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