Arte

Il grande abito-monumento dell’artista monzese in mostra a Milano

Patrizio Raso lavora all’opera dal 2020. Fino a gennaio si potrà ammirare l'Ombra di Tutti nella Casa della Memoria

Il grande abito-monumento dell’artista monzese in mostra a Milano

L’Ombra di tutti finalmente potrà essere ammirata. Il progetto artistico e civile di Patrizio Raso, artista monzese, ha preso forma alla Casa della Memoria di Milano.

L’ombra di tutti in mostra

L’apertura è diventata il primo momento pubblico di confronto su memoria, resistenza e diritti nel solco dell’Ottantesimo anniversario della Liberazione. L’opera presentata da Raso e dal curatore Marco Scotini, è un abito collettivo di dimensioni monumentali, tessuto per cinque anni insieme a cittadini, familiari di vittime civili, attivisti e associazioni.

Una trama sociale e politica che ha intrecciato oltre centocinquanta indumenti reali, dal montgomery originale di Roberto Franceschi alla t-shirt di Carlo Giuliani, dal foulard di Giuseppe Pinelli ai pantaloni di Gino Strada. L’abito, pensato come corpo sociale in movimento, nasce dalla proiezione dell’ombra del Monumento a Roberto Franceschi, lo studente attivista ucciso negli anni Settanta di cui un monumento ricorda la storia davanti alla Bocconi e ne conserva il significato: una presenza che ritorna, una memoria che chiede di essere agita e condivisa.

La mostra a Milano

La mostra racconta l’intero percorso, nato nel 2020 attorno al monumento di via Bocconi e sviluppato negli anni con il coinvolgimento del gruppo Wurmkos e dell’artigiana camuna Gina Melotti, secondo la tradizione del pezzotto. Il risultato è un’opera collettiva, ora finalmente fruibile da tutti. Raso, nella vita professore al Caravaggio di Milano, ha lavorato a lungo alla raccolta di tessuti, donati da singoli cittadini e da familiari di vittime di stragi e violenze di Stato come, ad esempio, quelli di Piazza Fontana: presenze non scontate come bandiere, striscioni, tendaggi, fazzoletti, cinture, lacci di scarpe.

Adesso in questa grande tessitura c’è tanto della storia collettiva italiana. Solo per citarne alcuni, la sciarpa di Walter Tobagi, giornalista assassinato per i suoi articoli sul terrorismo nel 1980, i lacci dei migranti donati da Gianandrea Franchi e Lorena Fornasir di Linea D’Ombra, c’è Luisa Impastato che ha regalato un frammento dell’ultimo vestito rimasto del coraggioso Peppino, ucciso dalla mafia contro cui combatteva. E in questo viaggio da Nord a Sud, ci sono anche indumenti di persone vive, come Mirella Muià, suora eremita o le calze a rete che Gabriele ha indossato per fare outing, c’è la bandiera «Verità per Giulio Regeni» e il fazzoletto dei No Tav, il coprispalle alpino della Prima guerra mondiale, diversi foulard di partigiani della Seconda e la gonna degli anni’70 di una femminista. Non bisogna essere santi né eroi, per uscire …dall’Ombra.

«Ombra di tutti» resterà visitabile fino al 6 gennaio 2026 negli spazi di via Confalonieri a Milano, con ingresso libero e aperture estese in occasione degli appuntamenti del palinsesto «Cantierememoria 2025-2026».