"Lupo Sette" drammi e successi di un maresciallo
Il luogotenente Mario Carbone, comandante della stazione di Bernareggio per 24 anni, in un libro ha raccontato i suoi anni di carabiniere
A 19 anni invaghirsi di una ragazza è la cosa più normale e bella di questo mondo.
Pensi a lei sempre e non te ne vuoi staccare mai. Mario Carbone, luogotenente dei carabinieri in pensione dal dicembre del 2012, già allora aveva l'intuito di un investigatore che sa fiutare la «preda» e la punta sino a mandarlo in galera.
Il giovane Carbone allora non era carabiniere (lo era il padre) ma l'intuito che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita lo aveva innato.
E così indagò su quell'uomo che frequentava la casa di Portici della fidanzatina 16enne chiamato «Il Professore» e scoprì che era un malvivente (quando, poi, fu condannato all'ergastolo venne chiamato il «Boia di Albenga») e mise i carabinieri sulle sue tracce.
Il volume sarà presentato ai cittadini a Sulbiate venerdì prossimo 12 gennaio, alle ore 21, in biblioteca che si trova in via Madre Laura 3.
La sua storia in un libro
Era il 1971. Parte da questo episodio la storia raccontata dal maresciallo Carbone, comandante della stazione di Bernareggio dal primo febbraio 1988 a fine 2012, nel libro «Lupo Sette», il suo nome in codice quando lavorava al Nucleo investigativo di Monza.
Un libro che accompagna il lettore per quasi mezzo secolo (il maresciallo è del 1952) in un avvolgente racconto fatto di episodi curiosi, violenti, drammatici (il luogotenente venne anche ferito alla testa durante un sequestro di persona e da allora, commenta con una battuta, non ha più le vertigini di cui soffriva).
Quando venne soccorso da un malvivente...
Ci sono però anche pagine serene e la testimonianza di rapporti umani mai banali.
Come quando, comandante a Bernareggio, rimasto in panne con la sua auto, fu soccorso da un malvivente che casualmente transitava lungo la strada in auto e che lui aveva arrestato tempo prima.
Un episodio che starebbe bene in una sceneggiatura cinematografica e che il maresciallo Carbone ama raccontare con soddisfazione.
Il maresciallo Carbone, un napoletano che adora la Brianza e che dopo essersi ritirato ha voluto rimanere ad abitare con la moglie Rossana a Bernareggio, non si è mai barricato in caserma.
Amava farsi vedere tra la gente, parlare con loro, segnale di una vicinanza fisica di un'istituzione, l'Arma dei Carabinieri, che rappresenta un caposaldo nella nostra Italia dove i punti di riferimento si sbriciolano uno dopo l'altro.
La vita sembra quella di un predestinato
La vita da maresciallo di Carbone sembra quella di un predestinato.
Costretto per motivi personali a chiedere una licenza per raggiungere Napoli, avviene una rapina e il suo sostituto rimane ucciso; oppure il giorno dopo essersi insediato a Bernareggio (il primo febbraio 1988), c'è una rapina in Posta a Velate (allora di competenza della caserma di Bernareggio) e attraverso un carrello lasciato sul posto dai malviventi arresta i rapinatori.
«Ho scritto questo libro - spiega il luogotenente - per lasciare la testimonianza di un maresciallo ai giovani carabinieri. Ma, dopo tutto, a pensarci bene, io più di un maresciallo sono stato un parroco».
L'appuntamento è per venerdì prossimo 12 gennaio, alle ore 21, in biblioteca a Sulbiate che si trova in via Madre Laura 3.