La ricorrenza del regicidio

Oggi, 120 anni fa, re Umberto I veniva ucciso a Monza

Il sovrano, assassinato in città il 29 luglio del 1900 da un anarchico rientrato dagli Usa, era legatissimo alla Villa Reale

Oggi, 120 anni fa, re Umberto I veniva ucciso a Monza
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Sono passati 120 anni da quel torrido 29 luglio. Un giorno destinato a restare nella storia di Monza e dell'Italia. Quel giorno, infatti, proprio nel capoluogo della Brianza moriva re Umberto I d'Italia sotto i colpi di un anarchico arrivato in città direttamente dagli Stati Uniti d'America.

A 120 anni dal regicidio

Era la sera del 29 luglio e il sovrano, che aveva l'abitudine di passare il periodo estivo nella Villa Reale insieme alla corte e alla consorte Margherita, stava rientrando alla reggia dopo aver assistito a una competizione ginnica della storica società sportiva Forti e Liberi che all'epoca si trovava a sud di viale Cesare Battisti.

Re Umberto I d'Italia

Due ali di folla festante, che inneggiavano al re, si trovavano lungo il percorso che costeggiava il corteo reale in direzione della villa. E proprio tra la folla si nascondeva anche l'anarchico Gaetano Bresci rientrato in Italia per vendicare i morti dei Moti di Milano caduti nel 1898 sotto le cannonate del generale Fiorenzo Bava Beccaris. L'attentatore, intorno alle 21.30, riuscì a farsi largo tra la folla e una volta arrivato a pochi metri dalla carrozza nella quale si trovava Umberto I sparò tre colpi di rivoltella che colpirono il monarca che morì quasi sul colpo. Il sovrano (che era già scampato a due attentati), infatti, a causa del caldo non indossava come di consueto la maglia in metallo di protezione sotto ai vestiti.

Inutile era stata la corsa alla Villa Reale dove la regina Margherita era già stata avvisata dell'attentato, così come inutili erano stati i tentativi del medico di corte di rianimare il sovrano.

Il corpo senza vita del sovrano fu poi coricato all'interno della vasca da bagno (ancora presente negli appartamenti reali della Reggia) con ghiaccio e formalina in attesa del rientro a Monza del figlio (e nuovo re) Vittorio Emanuele III che si trovava in crociera con la moglie Elena.

 

Bresci, fu immediatamente fermato (ma anche salvato dalla folla inferocita) e arrestato dai Carabinieri che lo portarono alla caserma monzese.

L'amante era di Vedano

Fu proprio la regina Margherita a qualche ora dalla morte del marito a chiedere che all'amante del sovrano, la duchessa Eugenia Litta Bolognini che viveva nella villa di Vedano al Lambro, fosse convocata a corte per pregare insieme a lei sul corpo esanime del re.

La vasca da bagno dove venne coricato il corpo di re Umberto I / foto Omar Porro
La vasca da bagno dove venne coricato il corpo di re Umberto I / foto Omar Porro

Proprio a Vedano, infatti, Umberto e la duchessa avevano il loro "nido d'amore". Il sovrano aveva acquistato una piccola villa - esattamente a metà strada tra la Reggia monzese e Villa Litta, residenza ufficiale dell'amante - nella quale la incontrava segretamente. Il re e Eugenia avevano anche avuto un figlio, Alfonso, morto prematuramente nel 1891 e riconosciuto dal marito della nobildonna.

Sempre a Vedano pernottò l'assassino

Parte dall'antica Cascina Parada di Vedano al Lambro, al confine con Lissone, il racconto delle ultime ore vissute dall'anarchico Gaetano Bresci prima del famoso regicidio. Stando ai racconti degli storici ed esperti locali, fu proprio nel fienile di quell'antico casolare che Bresci e l'amico Luigi Granotti si erano infatti rifugiati la sera del 28 luglio 1900 - il giorno prima dell'attentato - perché, probabilmente, consci di avere la Polizia alle calcagna.

La proprietaria del casolare era infatti assolutamente ignara di quanto di li a poche ore avrebbero poi fatto quei due personaggi, presentatisi alla sua porta come due curiosi turisti desiderosi di assistere il giorno successivo al passaggio della carrozza reale.

Umberto: il re... donnaiolo

Ma molte sono state anche le leggende che si sono rincorse sulle "passioni" del re d'Italia. Le voci dell'epoca, ad esempio, dicevano che i "giri" della lunghissima collana di perle della moglie fossero in realtà il conteggio delle amanti del marito. Pare infatti che Umberto fosse solito regalare alla moglie un giro di perle a ogni sua nuova conquista amorosa.

Sempre a Monza le dicerie dell'epoca raccontano che il sovrano, tolto il figlio il principe Vittorio Emanuele (che gli succederà dopo il regicidio col nome di Vittorio Emanuele III), avesse ben 25 figli illegittimi e che a tanto ammontavano gli assegni vitalizi che le Poste elargivano "in incognito" ad altrettante famiglie monzesi.

(In copertina l'immagine storica della Domenica del Corriere)

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